La distanza sulla linea politica resta tutta. Maurizio Turco, il tesoriere, lo afferma senza giri di parole: “Chi ha la fregola di inseguire Renzi con il piattino in mano non sarà ostacolato da noi, noi continuiamo a inseguire l’idea di una forza alternativa al potere”, “il Partito Radicale non è una società per azioni delle associazioni azioniste del partito ma è e rimarrà il partito degli iscritti al Partito radicale” e la sua dimensione deve continuare ad essere “quella transnazionale”. Per questo le liste Radicali alle ultime amministrative sono state così criticate dal gruppo dirigente storico, da Turco a Rita Bernardini, Laura Arconte e Aurelio Candido. “Per me la presentazione, il primo aprile scorso, delle Liste Radicali per Milano e per Roma è stata un’imboscata, non a Pannella ma al partito Radicale” ha attaccato Turco. Il candidato a sindaco delle liste Radicali a Milano era Marco Cappato mentre Riccardo Magi, a Roma, ha appoggiato la corsa di al Campidoglio del dem Roberto Giachetti.
La distanza è anche emotiva: “Marco – ha detto Turco nel suo intervento – è stato trattato da morto anche quando era vivo, prima della morte di Marco ci sono stati due anni e mezzo nei quali alcuni hanno deciso di non frequentarlo”. Sul fronte dei conti Turco ha ricordato che “così non ci possiamo più permettere” la sede storica di via di Torre Argentina, il personale che vi lavorava è stato licenziato e ci sono, nelle casse del partito, “680 mila euro di debiti”. Qualche sassolino dalla scarpa il tesoriere se l’è tolto anche riguardo alle polemiche sulla Lista Pannella “che viene ritenuta la roba, l’eredità”. “Io, insieme ad altri, ho sempre amministrato oculatamente i patrimoni che ci erano stati affidati. Perché noi e non altri? La risposte – ha concluso – è semplice: anche nel ’92 Marco non si fidava”.