Del resto, le parole durissime con cui il collegio del Tribunale del Riesame di Catania ha descritto Veronica Panarello, sembrano inchiodare la donna ad una terribile realtà, dalla quale lei stessa vorrebbe fuggire. L'”agghiacciante indifferenza” con cui Veronica avrebbe agito, farebbe di lei, secondo i giudici, una “lucidissima assassina” dalla “sconcertante glacialità” nel simulare il “rapimento” del figlio “a scopo sessuale”, dopo averlo ucciso “in preda a uno stato passionale di rabbia incontenibile per il fallimento di un piano mattutino che evidentemente non prevedeva l’ingombrante presenza” del bambino.
Una “elevatissima capacità criminale”, insomma, pronta a reiterare il reato e che nulla avrebbe a che fare con l’aspetto fragile mostrato dalla donna in queste settimane. Nelle 109 pagine di motivazioni, i giudici ripercorrono la lunga sequela di versioni, puntualmente smontate dalle videocamere di Santa Croce Camerina, riferite dalla 26enne su quanto accadde quella mattina.
Quindi i giudici, per la prima volta, tracciano quello che potrebbe essere il movente che avrebbe fatto scattare la follia omicida dell’assassino; ovvero l’esasperazione “per il comportamento” Loris, che “vuole rimanere con la mamma, incuriosito dal suo look esteticamente curato”. Ed è qui che nasce l’altro interrogativo degli inquirenti: la donna, quella mattina, avrebbe dovuto soltanto seguire un corso di cucina a Donnafugata, o avrebbe dovuto incontrare qualcuno? Perché la presenza di Loris sarebbe stata “ingombrante”?
Anche per far luce su questo, e soprattutto per appurare eventuali complicità nel delitto, le indagini delle Procura di Ragusa proseguono a ritmo serrato. In particolare gli inquirenti stanno passando al setaccio i profili dei social network in uso a Veronica Panarello. Attraverso la loro analisi, si spera, potrebbero arrivare quegli elementi utili per ricostruire quanto accaduto a Santa Croce Camerina il 29 novembre 2014, e perché Loris Stival sia stato ucciso.