In Rai Salini-Foa, Di Maio annuncia: rivoluzione culturale. Ma serve ok Fi

In Rai Salini-Foa, Di Maio annuncia: rivoluzione culturale. Ma serve ok Fi
Fabrizio Salini amministratore delegato e Marcello Foa consigliere indicato come Presidente
27 luglio 2018

Fabrizio Salini amministratore delegato, Marcello Foa consigliere indicato come Presidente. La quadra in maggioranza sui vertici Rai si raggiunge intorno a questi due nomi: l’ex direttore de La7, scelto da Luigi Di Maio; e il giornalista ‘sovranista’ voluto da Matteo Salvini. Un’intesa che sarebbe stata suggellata in un vertice a 4 prima del Cdm, tra i due vicepremier di M5s e Lega, il premier Giuseppe Conte e il ministro competente Giovanni Tria, cui spetta per legge la proposta. Ma per diventare realtà, l’intesa in maggioranza deve ancora superare lo scoglio della Vigilanza Rai: il presidente, figura di garanzia, deve infatti ricevere il gradimento dei due terzi dei commissari.

E dunque, numeri alla mano, la “rivoluzione culturale” annunciata da Di Maio si potrà concretizzare solo con il decisivo ok di Forza Italia. I componenti della Vigilanza sono infatti 40: la maggioranza dei due terzi si raggiunge dunque con 27 voti. Cinque Stelle e Lega possono contare su 21 voti (rispettivamente 14 e 7). Visto che il Pd ha già dichiarato il suo convinto no ad una figura considerata “inadeguata”, l’unico modo per raggiungere la soglia fatidica diventa il sostegno dei 7 commissari di Forza Italia (6 visto che il presidente Barachini non vota). Dalla maggioranza assicurano che “l’accordo con Fi già c’è”.

Ma per ora i forzisti prendono tempo: “Giudicheremo dai fatti”, ha spiegato Giorgio Mulè, capogruppo azzurro a San Macuto. Precisando che “l’unico faro sarà salvaguardare la Rai e le sue straordinarie professionalità e potenzialità”. Perchè “in epoca di fake news e di un pericolosissimo tentativo di ordinare ai giornalisti come fare il loro lavoro (è di stamattina l’ultimo, vergognoso post sul blog dei Cinque Stelle), il servizio pubblico dovrà dimostrare di essere impermeabile a questa deriva autoritaria e di essere autenticamente pluralista. A cominciare dagli organi di garanzia dell’azienda”.

Insomma, da qui alle 8,30 di mercoledì – quando è convocata la vigilanza per esprimersi sulla proposta del governo – ci sarà ancora da trattare per assicurare i voti necessari. In ballo, le nomine dei Tg. Intanto Di Maio convoca i giornalisti fuori da palazzo Chigi, per rivendicare che “inizia la rivoluzione culturale”, che si concretizzerà – parole sue – “liberandoci di raccomandati e parassiti” a viale Mazzini. La Lega per ora non parla, lascia campo libero al M5s. Ma parla Foa, che in un post su Facebook ringrazia per la nomina e assicura di voler “riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini italiani”.

Insorge invece il Pd: Foa è figura “inadeguata”, attaccando in particolare il profilo ‘sovranista’ del giornalista, ricordando un post del 27 maggio scorso in cui – dopo lo stop a Savona ministro dell’Economia – definiva “disgustoso” il discorso di Sergio Mattarella: ” Uno che potrebbe essere imputato per vilipendio presidente della Rai? Questa maggioranza ormai non ha più il senso della vergogna”, denuncia Alessia Morani. Mentre Michele Anzaldi solleva anche il problema della carica finora ricoperta da Foa nel gruppo Ticino, visto che la legge vieta l’indicazione di chi ricopre incarichi in società concorrenti della Rai: “L’indicazione di Marcello Foa nel Cda Rai è vietata dalla legge per incompatibilità. Agcom, Anac e Corte dei Conti accendano un faro sulla vicenda e verifichino, prima che arrivino i ricorsi al Tar”.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti