Raid israeliani in Cisgiordania: cinque morti, Netanyahu in volo verso Washington

Israel Netanyahu

Benjamin Netanyahu

Nella notte tra sabato 1 e domenica 2 febbraio, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno condotto tre attacchi aerei in Cisgiordania, prendendo di mira presunti “terroristi palestinesi”. Secondo fonti militari israeliane, uno dei raid a Qabatiya ha colpito una cellula che si preparava a eseguire un attacco. Due uomini, identificati come Salah Zakarneh e Abd al-Hadi Kamil, sono stati uccisi. Kamil era stato rilasciato lo scorso novembre nell’ambito dell’accordo sugli ostaggi.

Il ministero della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha confermato la morte di due persone a Qabatiya e di altre tre a Jenin, tra cui un ragazzo di 16 anni, Ahmad al-Sadi. Le IDF hanno affermato che gli attacchi sono stati eseguiti con droni e hanno eliminato “numerosi terroristi”. La tensione nella regione resta alta, con violenti scontri tra i residenti locali e le forze di sicurezza israeliane, che hanno risposto con lacrimogeni e munizioni letali.

Netanyahu vola negli USA per un incontro con Trump

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intanto è partito oggi per Washington, dove martedì incontrerà il presidente Donald Trump. La visita, definita dallo stesso Netanyahu “storica”, sarà l’occasione per discutere della situazione a Gaza, del rilascio degli ostaggi e del contrasto all’asse iraniano. “Le decisioni prese durante la guerra hanno già cambiato il volto del Medio Oriente, e credo che lavorando con il presidente Trump possiamo ridisegnarlo ancora di più e in meglio”, ha dichiarato Netanyahu prima di salire sull’aereo di Stato ‘Ala di Sion’.

L’incontro sarà il primo tra Trump e un leader straniero dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, segno dello stretto legame tra Stati Uniti e Israele. Secondo fonti israeliane, Netanyahu discuterà anche della ripresa delle operazioni militari a Gaza, opzione valutata nel corso di una riunione con alti ufficiali dell’IDF. Secondo indiscrezioni riportate dai media locali, il governo israeliano sarebbe intenzionato a rivedere le strategie di attacco e a rafforzare la presenza militare nella Striscia per garantire il controllo delle operazioni sul terreno.

Verso la seconda fase del cessate il fuoco

Mentre i colloqui sulla seconda fase del cessate il fuoco sono in preparazione, l’Egitto, la Giordania, l’Arabia Saudita, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Lega Araba hanno espresso il loro netto rifiuto a qualsiasi ipotesi di trasferimento forzato dei palestinesi dai loro territori, come ipotizzato da Trump. Secondo i paesi arabi, una simile mossa destabilizzerebbe l’intera regione e comprometterebbe le prospettive di pace. La diplomazia internazionale è in fermento, con tentativi da parte dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite di mediare una soluzione che possa evitare un’escalation ulteriore.

Il negoziato sugli ostaggi è un altro punto cruciale. Netanyahu sta valutando di sostituire il capo del Mossad, David Barnea, alla guida del team negoziale con il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer. Quest’ultimo sarebbe più adatto, secondo alcuni funzionari, a gestire i colloqui con l’amministrazione Trump. La mossa ha suscitato reazioni contrastanti in Israele, con alcuni analisti che vedono la possibile sostituzione di Barnea come un tentativo di rafforzare il controllo politico sulle trattative.

Cambio ai vertici dell’IDF

Nel frattempo, il generale Eyal Zamir è stato nominato nuovo Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane. Sostituirà Herzi Halevi, dimessosi dopo le critiche per la gestione della sicurezza prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Zamir, 59 anni, era considerato il favorito per il ruolo e guiderà le IDF a partire dal 6 marzo. La sua nomina arriva in un momento delicato, con le forze armate impegnate su più fronti e con il dibattito interno su come affrontare la minaccia rappresentata da Hamas e dagli altri gruppi armati nella regione.

Con l’intensificarsi degli scontri in Cisgiordania e la diplomazia in piena attività, le prossime settimane saranno cruciali per il futuro del conflitto israelo-palestinese e per gli equilibri in Medio Oriente. L’attenzione della comunità internazionale resta alta, con la speranza che il negoziato possa portare a una tregua duratura e a un allentamento delle tensioni tra le parti in conflitto.