L’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sicilia collaborerà con il Comune, l’Asp e l’Università di Palermo nella lotta al randagismo. Cuccioli abbandonati accanto ai cassonetti, branchi di cani che si moltiplicano nelle periferie e aggressioni che non tendono a diminuire. La situazione è critica in Sicilia. Le ultime stime del ministero della Salute forniscono un quadro allarmante del fenomeno. Solo nel capoluogo sono circa 5 mila i randagi, 60 mila in tutta l’Isola. I piani di controllo delle nascite, attraverso la sterilizzazione, spettano ai Comuni. Ma “all’Istituto Zooprofilattico, previe autorizzazioni, potremo ospitare i servizi veterinari dell’Asp, che potranno effettuare le sterilizzazioni dei cani, al fine di favorire lo sgombero del canile municipale di Palermo, che deve essere ristrutturato”, spiega il direttore sanitario, Santo Caracappa. Un problema, quello del randagismo, che negli ultimi anni ha coinvolto soprattutto il campus universitario di viale delle Scienze, il Policlinico, senza dimenticare alcuni recenti episodi di aggressione nel parco della Favorita.
L’Istituto Zooprofilattico, fin dalla sua istituzione, ha rappresentato il centro di riferimento per la classe veterinaria sul territorio, impegnandosi a garantire al servizio veterinario della Regione e alle Aziende sanitarie provinciali la collaborazione tecnico-scientifica in materia di igiene veterinaria. Caracappa precisa che “l’Istituto si impegnerà ad effettuare controlli igienico-sanitari e studi sulle zoonosi presenti nel territorio, quali la leishmaniosi animale e sulla Rickettsiosi trasmesse da zecca”. Dal ministero alla Salute, con Vincenzo Santucci, dirigente della Sanità animale, arriva un monito alle amministrazioni comunali: “La responsabilità è dei sindaci, perché le risorse ci sono e ai Comuni arrivano”. Anche la Regione Siciliana porge una mano: “Miglioreremo l’anagrafe canina regionale, strumento fondamentale per tenere sotto controllo il problema”.
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