Politica e Chiesa Unificazione, cosa c’è dietro l’uccisione di Shinzo Abe?

Politica e Chiesa Unificazione, cosa c’è dietro l’uccisione di Shinzo Abe?
Moon Sun-myung e Shinzo Abe
11 luglio 2022

L’assassinio dell’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, avvenuto venerdì in Giappone da parte di un’ex appartenente della “Federazione delle famiglie per la pace e l’unificazione nel mondo”, ovvero l’ex Chiesa dell’Unificazione del defunto reverendo coreano Moon Sun-myung, ha aperto uno squarcio sulle relazioni tra questo movimento religioso e la politica, non solo giapponese. Tetsuya Yamagami, l’assassino reo confesso che venerdì ha ucciso con due colpi di una doppietta a canna corta di fattura artigianale Abe, ha affermato di aver ucciso l’ex primo ministro perché legato a un determinato religioso che ha mandato in bancarotta la madre. Oggi il capo giapponese dell’ex Chiesa dell’Unificazione ha ammesso che la madre di Yamagami è stata un’affiliata al gruppo religioso. Ma ha smentito che lo fosse anche l’ex primo ministro.

Probabilmente a convincere Yamagami di una relazione tra Abe e i “Moonies” è stato un intervento registrato dell’ex primo ministro per salutare un evento della Chiesa, a settembre dello scorso anno. Yamagami, che in un primo momento aveva pensato di attentare alla vita del leader del culto religioso per poi desistere perché troppo complicato, avrebbe cominciato ad architettare l’uccisione di Abe nell’autunno dello scorso anno. All’evento di settembre, in realtà, aveva concesso un videomessaggio anche l’ex presidente Usa Donald Trump. D’altronde il defunto reverendo Moon non ha mai fatto mistero di voler usare, nel campo conservatore e anti-comunista, la sua influenza. Oltre a consolidare una forte presenza mediatica e a formare un partito politico in Corea del Sud, aveva coltivato relazioni amichevoli con diversi leader politici a partire dalla fondazione della sua chiesa nel 1954.

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Tra gli amici di Moon, si potevano annoverare diversi ex presidenti degli Stati uniti – Harry Truman, Dwight Eisenhower, Richard Nixon – ma anche personaggi come Mikhail Gorbaciov e, in maniera inattesa, il presidente “eterno” della Corea del Nord Kim Il Sung. Moon – nato in quella che oggi è Nordcorea – fu tra l’altro invitato al funerale del fondatore della Repubblica democratica popolare di Corea. Tra i rapporti che Moon e i Moonies avevano con la politica, spicca tra gli altri un nome: Nobusuke Kishi, il nonno materno di Abe. Kishi – arrestato nel dopoguerra come criminale di guerra per il suo ruolo nel dominio coloniale nipponico dello stato-fantoccio in Cina del Manchukuo ma mai condannato e in seguito riabilitato – fu primo ministro del Giappone e più volte ministro. Richard Samuels, direttore del Centro studi internazionali del MIT, in un suo libro – “Machiavelli’s Children – Leaders and Their Legacies in Italy and Japan” – scrive che nella seconda metà degli anni ’60 l’organizzazione del reverendo Moon aprì il suo quartier generale su un terreno che era stato dello stesso Kishi.

Non solo. Diversi politici del Partito liberaldemocratico – a cui appartenevano Kishi e poi Abe – erano legati ai Moonies. Takeo Fukuda, l’erede della fazione politica di Kishi, lodò il reverendo Moon come “uno dei più grandi leader d’Asia” e lo stesso fece l’ex primo ministro Yasuhiro Nakasone. Anche il padre di Shinzo Abe, Shintaro Abe, fu sostenuto dai Moonies per le sue campagne elettorali. Abe senior fu al massimo ministro degli Esteri, ma sarebbe certamente diventato premier se non fosse morto in maniera prematura.

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