Primo Piano

Rapporti Usa-Cuba, pronto il nuovo piano di Trump. In ballo sei miliardi di dollari

Il riavvicinamento tra gli Stati Uniti e Cuba dopo oltre 50 anni di ostilità è stato uno dei lasciti in politica estera più importanti del 44esimo presidente, Barack Obama, e una delle sue azioni più criticate dal successore, Donald Trump. Per questo, i rapporti tra Washington e L’Avana potrebbero compiere qualche passo indietro, dopo che Obama e il leader cubano, Raul Castro, avevano posto le basi per normalizzare i rapporti diplomatici con l’annuncio del disgelo nel dicembre 2014 e l’apertura dell’ambasciata all’Avana nell’agosto 2015, a oltre mezzo secolo dalla sua chiusura. Il nuovo capo di Stato presenterà la sua strategia per i rapporti con L’Avana venerdì 16 giugno, quando sarà a Miami, cuore della ‘resistenza’ degli esuli, che non vogliono un riavvicinamento con il regime di Castro. Al momento non si conoscono i dettagli del nuovo piano, che Trump starebbe preparando insieme ad alcuni membri del Congresso, a partire dal senatore Marco Rubio, ex rivale alle primarie repubblicane, e dal deputato Mario Diaz-Balart, entrambi figli di immigrati cubani e favorevoli all’embargo. Secondo Engage Cuba, una coalizione di organizzazioni a sostegno di legami più forti tra Stati Uniti e Cuba, una marcia indietro dell’amministrazione costerebbe all’economia statunitense oltre 6 miliardi di dollari e 12.000 posti di lavoro durante il primo mandato presidenziale di Trump. Ecco cosa potrebbe cambiare.

VIAGGI A CUBA Questa è probabilmente l’area più a rischio. Da quando sono state allentate le restrizioni per i viaggi degli statunitensi a Cuba, il numero di visitatori nel Paese caraibico è più che triplicato. Lo scorso 21 agosto, è atterrato a Cuba il primo volo di linea in 55 anni tra i due Paesi e, da allora, nove città cubane sono collegate agli Stati Uniti, con Washington che ha autorizzato fino a 110 voli giornalieri. Il turismo è tecnicamente vietato, ma l’allentamento delle restrizioni permette i viaggi a Cuba a 12 categorie di persone e per partire, grazie a Obama, basta l’autocertificazione. Nel corso degli anni, gli statunitensi hanno aggirato le regole arrivando a Cuba da Paesi terzi, a partire dal Messico.

COMMERCIO Nonostante i miglioramenti nelle relazioni tra i due Paesi, l’embargo statunitense resta in vigore. Sono stati comunque compiuti dei passi iniziali: per esempio, a gennaio è arrivato un primo carico di prodotti cubani esportati legalmente negli Stati Uniti da decenni. La catena alberghiera Starwood ha inoltre firmato un acordo per gestire tre hotel all’Avana. Tra le misure che Trump sta prendendo in considerazione, c’è quella di bloccare le transazioni tra le aziende statunitensi e quelle che hanno legami con le forze armate cubane, permesse da Obama, visto che la presenza dei militari nel tessuto economico cubano è molto ramificata. Tornare a vietare gli accordi con i militari avrebbe conseguenze molto ampie, a partire dall’accordo firmato da Starwood, che dovrebbe gestire una struttura di proprietà di Gaviota, azienda turistica in mano alle forze armate.

L’EMBARGO Con Trump e un Congresso a maggioranza repubblicana, l’embargo economico non è in discussione. Obama era favorevole alla sua eliminazione, ma un presidente non può agire unilateralmente: ha bisogno dell’approvazione di Capitol Hill. La lobby anti-Castro ha ripreso vigore e oggi le possibilità che sia rimosso sono molto più basse di un anno fa. Uno scenario non auspicato dalle aziende statunitensi, che sperano di investire o importare. John Kavulich, dello US-Cuba Trade and Economic Council, crede che “la comunità delle aziende statunitensi si stia preparando a molti diversi scenari su Cuba da quando Donald Trump è stato eletto” ha detto alla Bbc.

DIRITTI UMANI Il presidente Trump ha citato molte volte il mancato rispetto dei diritti umani a Cuba, sia da candidato, sia da quando è in carica. Su questo tema continuerà a soffermarsi, per giustificare la retromarcia nei rapporti con L’Avana. “È una delle ragioni per cui sta rivedendo le politiche verso Cuba” ha recentemente commentato il portavoce, Sean Spicer. A settembre, in campagna elettorale, aveva detto ai suoi sostenitori a Miami di essere pronto a togliere a Cuba tutte le concessioni fatte da Obama, “a meno che il regime non soddisfi le nostre domande: libertà politica e religiosa per i cubani e liberazione dei prigionieri politici”. In un recente comunicato, Rubio si è detto fiducioso che Trump “rispetti il suo impegno su Cuba e faccia dei cambiamenti mirati e strategici per far avanzare le aspirazioni del popolo cubano in termini di libertà politica ed economica”.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da