Venerdì 26 marzo è la data cerchiata sul calendario di diverse Regioni oggi in zona rossa: tra 7 giorni il monitoraggio settimanale della Cabina di regia potrebbe sancire che tra Rt, casi per 100.000 abitanti e saturazione delle terapie intensive/aree mediche non ci sono più le condizioni per restare nella fascia con le restrizioni massime e che, di conseguenza, da lunedì 29 si potrà cambiare colore, almeno per l’arancione. A sperare sono Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto, Puglia, Molise e Provincia autonoma di Trento.
Tornare in arancione – se pur per cinque giorni prima delle 72 ore di “rosso nazionale” stabilite a cavallo di Pasqua (3-4-5 aprile) dal decreto legge del 13 marzo – darebbe una boccata d’ossigeno per ristoranti, attività, negozi e spostamenti dei cittadini. Resta però il rebus sulla scuola. L’ultimo Dpcm prevede infatti che in zona arancione (o gialla) si torni totalmente in presenza in asili, elementari e medie e alle superiori tra il 50% e il 75%. Ma giovedì 1 aprile scattano quasi ovunque le vacanze di Pasqua: il dubbio è se varrà la pena ripartire per tre giorni – sicuramente venendo incontro anche alle istanze delle famiglie – oppure approfittare di questa “settimana corta” per non correre rischi, limitare ulteriormente la possibilità di nuovi contagi legati alla frequenza scolastica e spostamenti correlati, e quindi (incrociando le dita) riaprire gli istituti direttamente il 6 aprile.
Una partita in cui non entrerà il Ministero dell’Istruzione. La decisione (se la Cabina di regia del 26 marzo confermerà le aspettative positive di chi spera di uscire dal rosso e, dunque, Speranza firmerà le nuove ordinanze a valere da lunedì 29) spetterà alle singole Regioni, che in base al Dpcm hanno la facoltà di impartire misure più stringenti in virtù di un rischio ancora alto di circolazione (o ripresa) del virus. E non si esclude che in molte Regioni quella di Pasqua sarà una settimana da “arancione scuro”: riaperture sì, come da Dpcm, ma non per le scuole (o solo in parte: asili e elementari in presenza, medie e superiori ancora in Ddi).