Redistribuzione rifugiati nell’Ue, il compromesso possibile

Redistribuzione rifugiati nell’Ue, il compromesso possibile
23 giugno 2015

Sul controverso meccanismo di redistribuzione di 40.000 rifugiati siriani ed eritrei dall’Italia e dalla Francia verso altri paesi Ue nei prossimi due anni (“relocation”), la Commissione europea sembra disposta ad accettare il testo di compromesso che verrà proposto, con tutta probabilità, ai capi di Stato e di governo durante il Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles. La bozza di conclusioni del vertice, resa nota dalla stampa nelle scorse ore, contiene un compromesso “linguistico” che pesa molto attentamente le parole per fare in modo che il meccanismo proposto dalla Commissione resti nei fatti vincolante, come voleva l’Esecutivo Ue, ma con una formula che ne fa dipendere l’attuazione da un accordo degli Stati membri, ovvero da un atto formalmente volontario di ciascun paese, e non da un obbligo imposto da Bruxelles. Fonti della Commissione vicine al dossier hanno fatto notare nel pomeriggio che “quello che è importante, è che sia fissata una data tempestiva, entro luglio, in cui la Decisione del Consiglio Ue verrà approvata dai ministri, e soprattutto che ci sia l’impegno sulla cifra dei 40.000 rifugiati da redistribuire, perché quest’impegno rende la redistribuzione obbligatoria. Poi saranno gli Stati membri a mettersi d’accordo; alla fine è una questione linguistica…”.

La bozza di conclusioni sembra rispettare queste condizioni. Il Consiglio europeo, vi si legge, “ha concordato: a) la redistribuzione per un periodo di di due anni da Italia e Grecia verso altri Stati membri di 40 mila persone che abbiano evidente bisogno di protezione temporanea; b) la rapida adozione di una Decisione del Consiglio Ue che metta in atto un meccanismo temporaneo ed eccezionale in questo senso; a questo fine – precisa il testo -, tutti gli Stati membri si accorderanno, entro la fine di luglio, sulla distribuzione di queste persone”. Dopo la prima parte, esplicitamente obbligatoria e con la cifra invariata rispetto a quanto aveva proposto la Commissione europea (40.000 rifugiati), la seconda parte chiede che la decisione del Consiglio Ue sia preso entro luglio sulla base di un accordo fra i governi. Un piccolo capolavoro di diplomazia, che permetterà alla Spagna e al Portogallo, per esempio, di votare a favore della “relocation” continuando a sostenere che si tratta di un meccanismo volontario (come chiedono) e non obbligatorio. I paesi contrari in linea di principio, come l’Ungheria e la Repubblica ceca, continueranno a opporsi, ma non hanno diritto di veto rispetto alla decisione che va presa a maggioranza qualificata (ma senza contare i tre paesi con l'”opt out”: Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca). E la maggioranza a favore di questo primo passo verso una vera e propria politica comunitaria dell’immigrazione e dell’asilo sembra ormai molto probabile, anche grazie al “compromesso linguistico”.

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