Arriva il quorum voluto dalla Lega nel referendum propositivo: affinché la proposta di legge sottoposta alla consultazione venga approvata dovrà votare sì il 25% degli aventi diritto al voto. Dopo le scintille tra M5s e Matteo Salvini, infatti, la maggioranza ha trovato un accordo che si è tradotto nel parere favorevole, in commissione Affari Costituzionali alla Camera, a due emendamenti di Stefano Ceccanti (Pd) da parte di Fabiana Dadone (M5s), relatrice della proposta che modifica l’articolo 71 della Costituzione inserendo il referendum propositivo.
“La proposta sottoposta a referendum è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validamente espressi purché siano superiori a un quarto degli aventi diritto al voto”, recita la norma così come modificata dall’emendamento Ceccanti. Il deputato Pd lo chiama “quorum deliberativo”, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, “quorum approvativo”. La sostanza non cambia. Affinché la proposta passi servono circa 12,5 milioni di voti favorevoli, se si calcola che gli aventi diritto al voto sono più o meno 50 milioni. Non solo.
La proposta di modifica Ceccanti cambia anche l’articolo 75 della Costituzione eliminando il quorum strutturale della partecipazione al voto della maggioranza degli aventi diritto necessario per la validità del referendum abrogativo e inserendo anche qui un quorum deliberativo: “La proposta soggetta a referendum è approvata se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi purché siano superiori a un quarto degli aventi diritto al voto”. Con questa norma in vigore, per fare un esempio, il referendum sulle trivelle sarebbe passato: nella consultazione dell’aprile del 2016 infatti votarono sì all’abrogazione delle norme 13.334.764 di elettori ma il referendum non fu valido perché si recò alle urne solo il 31,19% degli elettori invece del 51% necessario.
“L`assenza del quorum strutturale – esulta Fraccaro – è garanzia di una maggior partecipazione perché le forze politiche non possono ricorrere a pratiche astensionistiche, dovendo mobilitarsi per sostenere le rispettive ragioni”. L’ok alle proposte Ceccanti non basta a far cambiare idea al Pd che contesta profondamente il principio della proposta targata M5s: “Il quorum deliberante – spiega il dem Andrea Giorgis – può essere considerato solo se si riconsidera quello che a nostro avviso è l’aspetto centrale: nel testo base si prevede che ‘quando una proposta di legge è presentata da almeno cinquecentomila elettori e le Camere non la approvano entro diciotto mesi dalla sua presentazione, è indetto un referendum per deliberarne l’approvazione’.
Ovvero si pretende che il Parlamento approvi la proposta di iniziativa popolare. Ma in questa maniera viene svuotato l’articolo 70 della Costituzione che affida la funzione legislativa al Parlamento”. Giorgis ha presentato un emendamento in cui si chiede “che attraverso una iniziativa popolare si possa pretendere che il Parlamento ‘esamini e metta in votazione’ una proposta non che la approvi automaticamente vanificando la democrazia parlamentare. Se questo emendamento non viene accolto l`impianto complessivo che ne viene fuori è contrario alla democrazia parlamentare”.
Protesta anche Fi con Francesco Sisto: “L’articolo 70 dice che la funzione legislativa è esercitata dalle Camere. La democrazia diretta non può sostituire l`articolo 70. Poi: la democrazia diretta da chi? Il rischio che ci sia un lobbismo preordinato a proposte normative in sostituzione della democrazia parlamentare è altissimo. Infine aleggia il baratto anomalo tra Lega e M5s con la legittima difesa e la riforma costituzionale. Uno scambio orrido: ci vorrebbe la legittima difesa nei confronti di questa riforma dell’articolo 71”. La commissione tornerà a riunirsi intorno alle 18, al termine dei lavori odierni dell’aula. Sono 272 le proposte emendative da esaminare. Il testo è atteso in aula per mercoledì 16.