di Enzo Marino
“Si aprirebbero scenari di ingovernabilità – sostiene il politologo Roberto D’Alimonte -. Se vincesse il no al referendum non ci sarebbe più il governo Renzi e allo stesso tempo non sarebbe possibile tornare al voto. Si voterebbe con un sistema maggioritario per la Camera e uno proporzionale per il Senato; con due turni alla Camera e uno al Senato; con un sistema, quello della Camera, che garantisce la governabilità e uno, al Senato, che garantisce l’ingovernabilità. Anche il corpo elettorale sarebbe diverso”. In questo scenario, alla Camera i parlamentari di vari schieramenti iniziano a prepararsi per allungare la legislatura almeno fino alla fine del 2017. Ufficialmente la posizione diffusa è quella che espone, per il M5s, Alessandro Di Battista (foto): “Il dopo Renzi? E’ prematuro parlarne. Ora pensiamo a spiegare ai cittadini perché questa riforma è sbagliata”. Ma nei capannelli e negli incontri riservati, il tema è al centro dell’attenzione.
“Ormai da qualche giorno – rivela un parlamentare renziano – i colleghi hanno iniziato a parlare del ‘dopo’ Renzi. L’idea è quella di un governo istituzionale, presieduto magari dal presidente del Senato Grasso, per approvare la legge di Stabilità e, avviare, a gennaio-febbraio, la discussione della nuova legge elettorale. In questo modo non si andrebbe a votare prima dell’ottobre 2017. Questo salvo che – conclude amaro – non si trovi qualcuno del Pd con abbastanza pelo sullo stomaco da rifare un governo con Forza Italia. Purtroppo quelli non mancano”. In questo secondo caso, si potrebbe dar vita a un governo di scopo politico, di grande coalizione. E c’è già un nome che circola per guidarlo: quello di Dario Franceschini, attuale ministro per i Beni culturali. Quella di un governo istituzionale è, anche per D’Alimonte, l’ipotesi più probabile. “La legge elettorale su cui potrebbero accordarsi, però – sottolinea – sarebbe quasi sicuramente proporzionale, con una conseguenza: l’ingovernabilità. Con tre grandi blocchi che difficilmente potranno unirsi per dar vita a un governo la prospettiva è l’instabilità”.