Referendum petrolio, in aula in 10 Consigli regionali

Trivelle-petrolio

Dopo il Consiglio regionale della Basilicata (che ha deciso il 19 settembre), questa settimana i Consigli regionali di Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Umbria (domani); Sicilia (23 settembre) Sicilia; Abruzzo e Campania (24 settembre); Veneto e Calabria (25 settembre) porteranno in Aula le delibere per attivare la richiesta di referendum abrogativi relativi ad alcune parti dell’art. 38 del decreto legge sblocca Italia), convertito con modificazioni nella legge 164/2014, nonché delle norme ad esso correlate contenute nell’art. 57 del dl 5/2012 e nell’art. 1 della legge 239/2014. La Regione Liguria ha programmato la seduta per il 29 settembre. Il primo quesito è relativo all’art.38, comma 1, del decreto Sblocca Italia e concerne anzitutto la dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi. Il secondo quesito investe l’art.38, comma 1-bis dello Sblocca Italia, in relazione al cosiddetto piano delle aree, previsto al fine di pervenire, per la prima volta, ad una razionalizzazione delle attività di ricerca ed estrazione degli idrocarburi.

Scopo dell’abrogazione referendaria è per un verso quello di lasciar esprimere la Conferenza Unificata sul piano nella sua interezza, terraferma e mare e, per l’altro verso, di evitare che, in caso di mancato raggiungimento dell’intesa, si ricorra all’esercizio del potere sostitutivo. Il terzo quesito ha ad oggetto la durata delle attività previste sulla base del nuovo titolo concessorio unico, ma non anche la previsione del nuovo titolo in sé, destinato a sostituire i permessi di ricerca e le concessioni di coltivazione. Il quarto quesito è relativo all’articolo 57 del decreto legge 5 del 2012 sulle semplificazioni, che reca disposizioni per le infrastrutture strategiche. La proposta referendaria mira ad abrogare la possibilità che si possa esercitare il potere sostitutivo secondo la procedura semplificata disciplinata dalla legge n.239 del 2004. Il quinto quesito “completa logicamente” il secondo ed il quarto, dal punto di vista della partecipazione degli enti territoriali.

Mentre infatti il secondo ed il quarto quesito si propongono di porre rimedio al depotenziamento del ruolo delle Regioni e degli enti locali in sede di approvazione del piano delle aree per le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi e di far fronte alla scarsa incidenza che le Regioni avrebbero in relazione alle opere strumentali a dette attività, il quinto quesito mira a far sì che l’intesa sul rilascio dei titoli minerari torni ad essere un atto a struttura necessariamente bilaterale e cioè superabile dallo Stato solo a seguito di effettiva trattativa con le Regioni interessate. Il sesto quesito punta a stabilire che “ai fini di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, all’interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù delle leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti e convenzioni dell’Unione europea e internazionali, sono vietate le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi, gassosi in mare. Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette”. I quesiti referendari devono essere depositati all’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione da almeno cinque Regioni entro il 30 settembre prossimo in base a quanto disposto dalla legge che disciplina le modalità attuative dei referendum previsti dalla Costituzione.