Il senatore a vita si rifà proprio alla stagione Costituente, “non un idillio” avverte, perché “non si deve cadere in certe forme di nostalgia” e “il momento magico della Costituente non duro’ a lungo” ma allora, ricorda, “si trovò una strada comune e si riuscì a mantenere quella unità fino al voto finale”. Tempi diversi, segnati dal passaggio tra Guerra Mondiale e Guerra Fredda, eppure “prevalse su tutto, nonostante nel mondo si formarono due blocchi e si fu indotti a scegliere da che parte stare, la necessità categorica di rimettere in piedi il Paese, prevalse il senso dell’interesse comune”. Del resto, annota Napolitano, “nella seconda parte della Costituzione, che dice come deve funzionare lo Stato democratico, l’opera dei padri costituenti non è stata perfetta e lo sapevano anche loro”.
Anche Maria Elena Boschi ribadisce che “di fronte a una scelta così importante troverei singolare”, soprattutto per chi fa parte del mondo del lavoro e dell’impresa, “stare alla finestra. I liberi pensatori sono tutti contro le riforme e invece bisogna avere il coraggio di esporsi per un’idea diversa, ciò è molto apprezzabile, perché le riforme riguardano tutti noi”. Francesco Paolo Sisto (FI) però si chiede: “Renzi è proprio sicuro che Napolitano sia un buon testimonial per il sì al referendum? Perché l’ex presidente della Repubblica, ormai impegnato in una martellante campagna referendaria, è stato il protagonista, in negativo, di una tra le pagine più antidemocratiche della nostra storia repubblicana. Con lui è stata asfaltata la volontà popolare, ribaltato un governo scelto dagli elettori e steso un tappeto rosso all’arrivo di Monti”.