Referendum riforme, Renzi avvia i cantieri: “Obiettivo di 10 mila comitati. L’Italia del sì è più forte”

LA SFIDA Il premier sull’abolizione del Senato: “La classe politica ha dato un segnale importante di essere pronta a rinunciare a qualcosa. Aspetto lo facciano anche i sindacati, gli imprenditori…” di Veronica Passeri

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di Veronica Passeri

Il logo con lo sfondo del Tricolore sul maxischermo del Teatro Niccolini a Firenze dice già tutto: “L’Italia che dice sì”. Non solo alla casella affermativa, chiaramente sbarrata, al referendum sulla riforma costituzionale ma anche al futuro, alla sfida del cambiamento “che non è solo per dotti professori ma per tutta la gente”, all’orgoglio della propria appartenenza “che vale più del Pil”. Il premier Matteo Renzi lancia da Firenze la campagna per il sì e la rende gigante come “gigantesca” sarà la mobilitazione “casa per casa”, “porta a porta”, “con l’obiettivo di 10 mila comitati” perchè alla consultazione “che si terrà a metà ottobre” passi la riforma costituzionale. Ma non è solo un sì alla riforma è, nella campagna di Renzi, un sì al futuro. Il referendum, spiega, è “un grandissimo bivio tra l’Italia che dice sì e l’Italia che sa solo dire no”, l’Italia “del piagnisteo”, il Paese che sa solo protestare. La contestazione – poche decine di persone ma slogan inequivocabili (“buffone, buffone”, “Pinocchio”) – lo attende puntuale al suo arrivo al Niccolini: sono i risparmiatori truffati delle quattro banche salvate dal governo. Renzi non batte ciglio sull’epiteto (“questo negli ultimi sette anni è avvenuto tutti i giorni”) e nel merito risponde che “il governo ha salvato i correntisti” e ha pensato anche “di dare una mano agli obbligazionisti subordinati” ma, beninteso, il rimborso “non è un loro diritto”.

Da Firenze Renzi lancia un appello per un supporto popolare: “aiutatemi” ripete per tre volte alla platea di sostenitori del Niccolini e non solo, “girerò come un globetrotter, non mi risparmierò ma io ho bisogno di voi, ho bisogno di diecimila comitati” e “dal 15 maggio” ci saranno i moduli per costruire i comitati, “anche gruppi piccoli”, che dal basso, “porta e porta”, propagheranno le ragioni del sì. “Sono certo che vinceremo il referendum” ribadisce il presidente del Consiglio ma siccome è da lì che parte il futuro “è ancora più importante coinvolgere gli italiani in questa sfida” perchè “nessuno può portare indietro le lancette dell’orologio, l’Italia non tornerà indietro”. Non manca una frecciatina ai protagonisti delle polemiche del Primo Maggio. Con l’abolizione del Senato, ricorda Renzi, “i senatori del Pd si sono fatti tacchini…”, fuori dalla metafora “la classe politica ha dato un segnale importante di essere pronta a rinunciare a qualcosa. Aspetto lo facciano anche i sindacati, gli imprenditori…”. Scommette il tutto per tutto sulla vittoria al referendum convinto che “l’Italia del sì è più forte di tutto” ma se dovesse andare male Renzi è pronto a fare un passo indietro: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi… Se non riesco, vado a casa”.