“Un punto di non ritorno verso visioni troppo superficiali delle istituzioni”: questo il giudizio di Silvia Prodi, nipote di Romano, consigliere regionale per il Pd in Emilia Romagna sulla riforma costituzionale del governo in vista del referendum del prossimo 4 dicembre. “Questa riforma segna una tappa in un percorso progressivo di accentramento del potere, – ha detto il consigliere regionale Dem nel corso dell’iniziativa “Per me e’ No” in corso a Bologna – riducendo rappresentanza democratica e decentramento amministrativo, che sono alla base della costruzione del senso compiuto di cittadinanza”. Come consigliere regionale dell’Emilia Romagna “la nostra elezione col 37 per cento di affluenza – ha continuato Silvia Prodi – ha lasciato un segno profondo in molti di noi, essendo evidente e drammatica la incomprensione del ruolo della regione nella vita dei cittadini. Proprio per questo credo fermamente che la campagna di delegittimazione della figura dei consiglieri regionali, visti come inerti parassiti, cosi’ come piu’ in generale la promozione della riduzione dei ‘politici’ – ha concluso il consigliere regionale Dem – siano profondamente sbagliate, fissando un punto di non ritorno verso visioni troppo sbrigative e superficiali delle istituzioni di garanzia democratica”.
Intanto, il Comitato per il no ha inviato all’Agcom un esposto per denunciare “la vistosa violazione delle leggi” sulla par condicio durante le campagne elettorali e chiedere “all’Autorita’ di voler intervenire prontamente ed incisivamente” per impedire che queste violazioni continuino “ulteriormente con pregiudizio palese del diritto dei cittadini ad un’informazione imparziale durante la fase finale della campagna elettorale”. L’esposto, inviato ieri e firmato da Alessandro Pace, Alfiero Grandi, Vincenzo Vita e Roberto Zaccaria, e’ corredato da schede e tabelle (elaborate da Mediamonitor Politica del Dipartimento CoRis dell’Universita’ La Sapienza su dati Geca e della stessa Agcom) a conferma della “vistosa sovraesposizione, sia sul piano qualitativo che sul piano quantitativo”, del Presidente del Consiglio e di esponenti del Governo nell’informazione diffusa dalla concessionaria pubblica”, con particolare riguardo ai principali Tg (Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews). Si tratta di dati sulla base dei quali l’Autorita’ ha gia’ richiamato la Rai “alla corretta applicazione dei principi a tutela del pluralismo e della parita’ di trattamento nei telegiornali”.
Richiami che non sembrano aver sortito effetti, se e’ vero che “questa presenza abnorme del Governo e’ continuata anche nel successivo periodo di rilevazione”, si legge ancora nell’esposto, quando “con riferimento alle edizioni principali dei TG Rai il tempo di antenna del Presidente del Consiglio e del Governo in totale e’ superiore al 42 per cento”. Presenza abnorme di Matteo Renzi che, sottolineano i costituzionalisti, continua tuttora “con percentuali decisamente superiori a tutti gli altri soggetti politici, sia quando parla di referendum che quando compare in veste istituzionale: nelle tre edizioni principali dei telegiornali Rai di domenica 13, lunedi’ 14, martedi’ 15 e mercoledi’ 16, il Presidente del Consiglio ha avuto rispettivamente 62 secondi di tempo di parola, 63 secondi, un minuto e 34 secondi ed un minuto e 22 secondi. Una quantita’ di tempo di parola che da sola doppia quella totalizzata da tutti gli altri soggetti politici”. E pazienza se, come si sottolinea nell’esposto, in base alle leggi sulla par condicio “fino alla chiusura delle operazioni di voto, il tempo dedicato agli esponenti di governo deve essere rapportato solo alle loro funzioni governative e nella misura strettamente indispensabile ad assicurare la completezza e l’imparzialita’ dell’informazione”.