Referendum sui contratti di lavoro a tempo determinato, Corte Costituzionale approva
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Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale ha dato il via libera a un referendum che potrebbe cambiare le regole sui contratti di lavoro a tempo determinato in Italia. Con la sentenza numero 14, la Corte ha dichiarato che la richiesta di referendum, chiamata “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”, è ammissibile.
Di cosa si tratta?
Il referendum chiede di eliminare alcune norme (in particolare, gli articoli 19 e 21 del decreto legislativo 81/2015) che oggi permettono di: firmare contratti a tempo determinato fino a un anno senza bisogno di giustificare il motivo; per contratti più lunghi di un anno, fornire una giustificazione decisa direttamente tra datore di lavoro e lavoratore, senza che questa debba essere prevista dalla legge o dai contratti collettivi firmati dai principali sindacati.
Se il referendum passasse, queste regole cambierebbero: anche per i contratti di durata inferiore a un anno ci sarebbe l’obbligo di indicare una motivazione precisa, e le giustificazioni possibili dovrebbero essere solo quelle stabilite dalla legge o dai contratti collettivi.
Perché è stato ammesso?
La Corte ha verificato che le norme in questione non fanno parte di quelle per cui la Costituzione vieta i referendum (come le leggi di bilancio o i trattati internazionali). Il quesito è chiaro, semplice e diretto, permettendo agli elettori di capire esattamente su cosa stanno votando. In pratica, si tratta di scegliere tra: abrogare le norme attuali, rendendo più rigide le regole per i contratti a termine o mantenere la situazione attuale, che lascia maggiore libertà ai datori di lavoro.
Cosa significa per i cittadini?
Se il referendum si terrà, gli italiani saranno chiamati a decidere se vogliono un mercato del lavoro con regole più strette per i contratti a tempo determinato o se preferiscono lasciare le cose come sono, con maggiore flessibilità per le aziende. La scelta sarà netta: o si torna a un sistema più rigido, o si continua con quello attuale.