Regista Tseden spiega i tibetani al mondo: ”Noi gente ordinaria” (video)

Cime innevate, distese interminabili, monaci sorridenti, tutto in un bianco e nero neo-realista: il regista tibetano Pema Tseden, che con le sue visioni racconta lo scontro tra la vita moderna e la cultura tradizionale nel suo paese, parla del suo ultimo film “Tharlo” (2015), nome del protagonista, un pastore, che sa citare a memoria alcuni passaggi del libro rosso di Mao Tse-tung. “È un processo di auto-identificazione. L’acconciatura è parte della sua identità. Non è il suo nome, tutti lo chiamano ‘coda di cavallo’. Lui ha dimenticato il suo vero nome – spiega il regista – Quando va a prendere la sua carta d’identità, si sente perso, aveva gradualmente dimenticato chi era. Poi la coda di cavallo, che rappresenta la sua identità, viene tagliata”. Tutto il cast e le ambientazioni dei film di Tseden sono tibetani. Qualcuno pensa che i tibetani siano persone misteriose e mistiche – dice – che vivono tra le nuvole, ma con il suo lavoro Tseden vuole dimostrare che i tibetani sono gente ordinaria: “Io sono tibetano – dice – e amo guardare i film. Prima di studiare regia, ho studiato molte altre materie, ma ho sempre sperato di poter fare un film sulla mia gente”. Secondo Pema, ci sono sempre più film sui tibetani e sempre più film sul Tibet: “È importante che i film entrino nelle vite dei tibetani ed è importante che la vita dei tibetani e il loro spirito sia conosciuto dagli altri”, sottolinea. “Tharlo” rispecchia le riflessioni personali di Tseden, figlio di un nomade che ora mostra i suoi film ai festival internazionali. Il film è entrato nella rosa dei cinque candidati per il premio di miglior sceneggiatura e miglior regista al festival del cinema cinese. (Immagini Afp)

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