Renzi abbassa la cresta: stop a polemiche, costruiamo proposta
Segretario non intende alimentare scontro per non indebolire il partito
Chi doveva uscire dal Pd lo ha fatto, chi sta dentro pensi all’unita’ e a preparare la prossima campagna elettorale: nella direzione di oggi Renzi punta a far cambiare ‘verso’ al partito dopo i contrasti del post-amministrative. Basta polemiche, caminetti e avvertimenti di capicorrente, si guardi al futuro, ai problemi degli italiani e non al passato. E’ una linea di demarcazione netta che il segretario dem vuole imporre. L’obiettivo deve essere costruire una proposta per il Paese, non ridurre il Pd ad un comitato rissoso. Del resto anche il titolo che ha scelto di dare al suo libro (“Avanti”) e’ un segnale della volonta’ di guardare oltre. Soprattutto in un momento in cui l’Italia si trova ad affrontare emergenze quali quella sull’immigrazione. Renzi, ribadiscono i suoi, mira ad uscire dal chiacchiericcio quotidiano, a concentrarsi su temi concreti (rivendichera’ per esempio l’efficacia della legge sullo ius soli e anche le modifiche sul dl banche a tutela dei risparmiatori) e non a dibattiti su alleanze e sulla legge elettorale. Concetti illustrati anche sabato scorso ma che saranno rilanciati proprio alla presenza dei dirigenti del Pd. Dunque confronto franco e chiarezza. Proprio per questo motivo ieri mattina il segretario dem ha deciso di circoscrivere la discussione ad uso interno. Ovvero, a meno di cambiamenti dell’ultima ora, non ci sara’ lo streaming. Una scelta in controtendenza rispetto al passato ma legata, spiegano i dirigenti del Pd, alla fase delicata del momento. Uscire dalla palude, sostenere il governo che, in particolar modo, con il premier Gentiloni e il ministro Minniti sta fronteggiando problemi reali, chi ha perso alle primarie non riapra contese: questi i messaggi che arrivano dal Nazareno.[irp]
E chi fa parte della maggioranza non si sfili perche’ il Pd non e’ disponibile a sobbarcarsi da solo il peso dei provvedimenti in Parlamento. E un altro segnale della necessita’ di aprire una fase nuova e’ l’avvio dei congressi provinciali che si terranno entro ottobre. Per la costruzione, spiegano fonti parlamentari dem, di un partito moderno con una visione del futuro. Franceschini e Orlando, con differenze di vedute, hanno posto nei giorni scorsi l’accento sulla necessita’ di unire e non dividere, ma Renzi, contando sui numeri della direzione, non intende alimentare uno scontro che rischia di indebolire il Pd. Con ‘Insieme’ le divergenze non sono solo nei toni usati da Bersani e da D’Alema, quanto nei programmi. A partire dal jobs act. La strategia dell’ex premier e’ quella di dilatare gli incontri di partito, di concentrarsi sui bisogni dei cittadini. A partire da coloro che, sottolineano i renziani, hanno votato alle primarie. Quindi poca tv, meno apparizioni mediatiche e lavoro sulle riforme. La decisione di non aprire all’esterno il dibattito esterno pero’ non e’ stata gradita da diversi ‘big’ del Pd. “Renzi capisca che e’ segretario e non comandante”, dice Cuperlo, “il partito e’ una comunita’ e non una caserma”. “Domani saro’ in direzione. Ascoltero’ la relazione e poi vedremo”, afferma Orlando. “Invito Orlando e Franceschini a lavorare con me”, e’ l’appello di Emiliano. La minoranza dem insiste sulla necessita’ di virare sul maggioritario (domani gli orlandiani dovrebbero vedersi prima della direzione con l’intenzione di mettere a punto un documento proprio per chiedere un cambio di passo) ma il tema verra’ riaffrontato a settembre, non prima. I pontieri nel Pd sono al lavoro, soprattutto affinche’ ci sia un chiarimento tra Renzi e Franceschini.[irp]