Renzi avvia federazione IV-Azione: nel 2024 saremo primo partito

L’ex premier su Pd: “Majorino faccia il vice-Moratti”

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Nel 2023 la federazione, dal 2024 il partito unico che “sarà il primo partito alle Europee” di quell’anno. L’assemblea di Italia Viva traccia il percorso della fusione con Azione di Carlo Calenda. E Matteo Renzi fissa l’obiettivo ambizioso di quella che “sarà la casa del futuro”, per la quale già adesso “tante persone stanno lasciando il Pd”. Oltre un’ora e mezza di discorso, all’assemblea di Milano. Per lanciare le parole d’ordine del tesseramento del partito, “SCELTA, Salute, Cultura, Europa, Lavoro, Territorio, Avvenire”; per ribadire i cavalli di battaglia di queste settimana, dal ricorso al Mes al tema giustizia; per ragionare sui grandi scenari politici. E per attaccare le altre opposizioni: Giuseppe “condono” Conte, e il Pd, “Partito De Coubertin”, perché “gli fa schifo vincere”. Quanto al governo Meloni, “fino alle Europee secondo me ci arriva, dopo non lo so… sono il momento in cui il governo Meloni rischia di andare a casa”.

Per farsi trovare pronti a quell’appuntamento, all’unanimità l’Assemblea approva dunque la relazione del fondatore. A lui viene affidato il mandato per condividere con Azione e Carlo Calenda i tempi e il percorso della federazione che dovrà portare alla lista unitaria alle Europee. Nel frattempo Italia Viva proseguirà il suo tesseramento “non in una logica di competizione sui numeri”, e Matteo Renzi prende “un impegno: io non lascio il campo e seguirò anche questo tema”. E allora mentre Rosato e Bellanova andranno nel comitato della Federazione “per evitare iniziative strampalate”, per il fondatore si modificherà lo statuto proprio per “valorizzare” un suo “maggior impegno, in prima persona”.

Impegno che intanto si dirige contro il Pd: “Dicono che faremo la ruota di scorta al governo Meloni… Noi? Che abbiamo la umile consapevolezza di potere essere motore, volante, acceleratore… Siete voi del Pd che avete il freno mano tirato e non trovate il navigatore”. Ma soprattutto “il Pd è stato l’alleato più affidabile della Meloni in campagna elettorale: ogni giorno Salvini e Berlusconi gliene combinavano una, ma Letta lavorava indefesso per loro”. Oltre all’ironia sul possibile nuove nome (“A chi vuole diventare il Partito del Lavoro dico di cominciare a difendere il lavoro, non il Reddito di Cittadinanza”), sugli ex compagni di partito Renzi non si risparmia: “Non ho sassolini nella scarpa, ho tutta Matera…”.

E allora ha una parola per tutti: “Al Pd dico buon congresso, e lo dico a Bonaccini che ha scelto Nardella come collaboratore, Nardella è un buon collaboratore. Lo dico a Schlein e Benifei che non sarebbero mai andati al Parlamento Europeo senza la rottamazione. Lo dico a Matteo Ricci che voleva Renzi nel nome del Pd e ora mi dice di non disturbare…”. Insomma tutte persone che “con me avevano un ruolo, e non mi pare facessero iniziative di resistenza…”. E poi agli “amici del Pd” dice: “Ricordatevi che c’è stato un tempo in cui il Pd vinceva le elezioni, e quella stagione è finita perchè avete fatto la guerra a chi ci portava a vincere e avete chiamato indietro chi vi portava a perdere”. Fino alla provocazione sulla Lombardia: “Se domani mattina un momento di rinsavimento collettivo porta Majorino a dire ‘Ok faccio il vice della Moratti’, in Lombardia si vince”. Certo, “so che il Pd lombardo non si fermerà, ma io ci provo fino all’ultimo: il ticket Moratti-Majorino ci porta in vantaggio. Se vi fa schifo vincere ditelo, mettetelo nel nome e chiamatevi Partito De Coubertin”.