Renzi-Berlusconi conferma patto? O tregua fino a Europee?

Due ore e mezza, quasi in notturna, a Palazzo Chigi, tra Berlusconi e il premier Renzi, per concludere che il ”patto del Nazareno” deve andare avanti. In particolare Berlusconi avrebbe garantito che non si sfila ne’ vuole rovesciare il tavolo delle riforme. In cambio avrebbe ottenuto modifiche che riguardano la composizione del nuovo Senato: via i 21 senatori di nomina quirinalizia (o ridotti di numero) e adeguamento proporzionale dei senatori alle dimensioni e alla popolazione delle regioni. Tutto qui?, viene da chiedersi. L’impressione e’ di una notevole sproporzione tra l’incontro, tra il vertice, come usano dire gli amanti di questi eventi, e il suo risultato per come e’ stato divulgato. Oggettivamente la poca cosa dell’apparente posta in gioco fa dubitare che il colloquio notturno si sia limitato a quelle modifiche che potevano essere concordate senza enfasi, ricorrendo ai rispettivi ”ambasciatori” come Verdini e la ministra Boschi, se proprio non ci si fidava dei telefoni. O, forse, era proprio l’enfasi il vero obiettivo. Un’enfasi politica, naturalmente, che risponde a diversi problemi politici in campo. Va anzitutto scartata l’idea un po’ eccentrica che Berlusconi e Renzi abbiano avuto un iniziale ”colloquio acceso” sulle nomine di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste: semplicemente perche’ queste nomine erano state gia’ fatte e comunicate e del resto -come molti addetti ai lavori- lo stesso Berlusconi ne era al corrente ben prima dei dialoghi notturni a Palazzo Chigi. Resta l’enfasi e la politica.

”L’incontro con Renzi e’ andato bene, dunque si va avanti con le riforme” ha fatto sapere lo stesso Berlusconi a Daniela Santanche’ a Villa Gernetto, per una cena con 215 finanziatori di Forza Italia. Analogo giudizio positivo sull’incontro e’ venuto anche dalla sponda renziana, sottolineando che ”l’accordo tiene” e si va avanti. Nonostante queste convergenti rassicurazioni resta l’impressione che qualcosa manchi, qualcosa che non viene detto fino in fondo. Dopo l’incontro, Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, presente al colloquio, avrebbe spiegato che ”Matteo ha accettato la richiesta pressante del leader di Forza Italia che ha piu’ che mai bisogno di riguadagnare la scena mediatica e mostrare la sua centralita”’. Poche parole, ma assai significative: l’incontro sarebbe dunque avvenuto su ”richiesta pressante” di Berlusconi che vuole ”riguadagnare scena mediatica” e ”centralita”’. Insomma, il leader di Fi sarebbe andato a Palazzo Chigi per continuare ad essere accettato come leader politico. Un leader ‘minacciato’ nei consensi dal Nuovo centrodestra di Angelno Alfano e perfino messo in discussione all’interno del suo partito, viste le prese di posizione di Brunetta e dei falchi che a giorni alterni minacciano di fare saltare tutto.

Ecco, Berlusconi a Renzi e’ andato a dire che (almeno per ora) non salta niente. Per rassicurare e’ arrivato ad accettare quel paletto politico che era stato posto da Renzi: prima la riforma del Senato, in prima lettura, entro il 25 maggio, e poi la nuova legge elettorale, l’Italicum. Cosa che era stata categoricamente esclusa da Brunetta e dai falchi. A ben vedere quella raggiunta ieri nella riunione notturna e’ una sorta di tregua che permette ai due contendenti di riorganizzarsi e difendersi dalle insidie interne ai rispettivi schieramenti. Berlusconi, oltre alle divisioni interne e alle emorragie di FI deve affrontare il capitolo giudiziario dell’affidamento sociale che per quanto blando e’ in grado di offuscare la sua immagine di leader. Renzi, rassicurato sul fronte del nemico, puo’ anche lui occuparsi delle resistenze (e delle congiure?) interne al Pd, a partire dal Senato, dove non puo’ perdere la faccia su un ddl di riforma del Senato, alternativo al suo, nato da 22 senatori democratici a cui si possono alleare insidiosamente parte dei forzisti e il M5S. L’accordo raggiunto, oltre a quello di andare avanti con le riforme, sembra dunque essere un guadagno di tempo, fino alle elezioni europee del 25 maggio, che saranno importanti dal punto di vista dei due leader e quindi del cammino delle riforme. ”Il patto per collaborare assieme e scrivere le regole del gioco tiene ed e’ solido. Berlusconi fino ad oggi ha rispettato i patti, non vedo i motivi per cui non debba continuare a farlo”, ha commentato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.

E per quanto riguarda la riunione di oggi dei senatori del Pd, che era stata indicata come occasione di possibile lacerazione, la presidente della Commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, ha sottolineato che si e’ iniziata una buona discussione: ”Il lavoro che inizia oggi in Commissione deve essere un lavoro in cui ciascuna opinione abbia tempo e modo per esprimersi ma non consentiro’ manovre altre, mirate soltanto a allungare i tempi. La discussione sara’ seria e approfondita, lo garantisco, ma non potra’ esserci una dilatazione senza limiti, occorrono tempi certi”. Le ha fatto eco Luigi Zanda, presidente dei senatori Pd, che ha detto: ”Questa e’ la quinta assemblea del gruppo Pd al Senato sulle riforme. E’ stata una discussione molto interessante ed aperta. Ora si inizia con i lavori in Commissione e i senatori del Pd lavoreranno per tempi rapidi”. E ha spiegato che ”ci siamo dati un metodo per la presentazione degli emendamenti che verra’ coordinata dal vicecapogruppo Pd Martini. C’e’ la condivisione della necessita’ di un processo di riforme che abbia tempi rapidi”. I senatori democratici, ha spiegato inoltre Giorgio Tonini, ”hanno concluso oggi la prima fase della discussione sulla riforma costituzionale. Lo hanno fatto come si conviene ad un partito che si definisce democratico: con un voto che ha segnalato una condivisione largamente maggioritaria dell’impianto proposto dal governo e anche l’esistenza di un area di dubbi e riserve, che ha posto nella discussione problemi veri, ai quali, nell’ambito dei lavori di commissione, si daranno risposte serie, attraverso un attento lavoro di emendamento del testo governativo”. (Asca)

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