Renzi chiude confronto con minoranza. Ma si media su Bcc-Senato

Renzi chiude confronto con minoranza. Ma si media su Bcc-Senato
15 marzo 2016

di Maurizio Balistreri

Un dibattito “surreale”, che Matteo Renzi vorrebbe chiudere al più presto. Ma che prosegue, con la minoranza che insiste sulle sue critiche, Antonio Bassolino che giudica “una presa in giro” la seconda bocciatura al suo ricorso sulle primarie, e Massimo D’Alema che nega di aver mai suggerito la scissione ma nota che alle sue “critiche di merito” si è risposto “solo con insulti”.  Il premier-segretario dà appuntamento alla direzione del 21 per chiudere la partita con i numeri di cui dispone, ma “soprattutto” rimanda al congresso del 2017 per la discussione su quelli che – non senza sarcasmo – giudica “i grandi problemi sulla visione strategica della sinistra, in Italia e nel mondo” posti dalla minoranza del partito. Intanto rivendica il suo approccio concreto, fatto di riforme che arriva a definire “il bacio alla Bella Addormentata”, ovvero l’Italia, dopo anni di “coma” provocato dagli “interessi acquisiti” che hanno “paralizzato” il Paese. Riforme che, se daranno risultati “rapidi e pienamente compresi dai cittadini nelle loro vite quotidiane”, sono l’unico argine al “populismo sciatto”. Vero nemico, è il ragionamento di Renzi, contro cui combattere. Ma prima della Direzione, il premier prova comunque a depotenziare una serie di argomenti di merito utilizzati dalla minoranza alla convention di Perugia. Il primo riguarda la riforma delle Bcc. Da tempo Bersani minaccia di non votare il provvedimento neanche con la fiducia, se non sarà emendato.

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Ma anche i Giovani Turchi di Matteo Orfini chiedono modifiche. Ecco allora che il capogruppo Ettore Rosato già venerdì scorso assicurava che la “soluzione c’è già”, contenuta in un pacchetto di emendamenti che ancora oggi sono stati limati in una riunione di maggioranza alla Camera, soprattutto sul punto della indivisibilità delle riserve delle Bcc. Il secondo punto riguarda la legge ordinaria che dovrà regolare l’elezione dei senatori post-riforma di palazzo Madama. A Perugia Roberto Speranza ha ribadito la necessità di un rapporto diretto tra eletto ed elettori, e nella maggioranza assicurano che sulla legge si sta iniziando a lavorare, nella direzione voluta dalla minoranza. Un modo per togliere quello che rischia di essere il punto su cui i ‘ribelli’ Dem giocherebbero la loro partita al referendum sulle riforme. Insomma, al di là dei toni usati da Renzi nella sua e-news, si sta cercando di raffreddare lo scontro. Anche per evitare che al Congresso futuro si sommino alle minoranze ‘rumorose’ anche quei settori che oggi sono minoranza “di governo” come la componente di Maurizio Martina. O l’area che fa riferimento a Walter Veltroni, che ieri sull’Unità mediava tra minoranza e renziani senza però rinunciare a qualche notazione sull'”identità” del Pd che deve restare di centrosinistra e sulla possibilità di continuare a conservare una “autonomia di pensiero” rispetto al segretario. Abbassare la temperatura è insomma una necessità che per i renziani risponde sia al breve periodo (la sfida delle amministrative), sia al medio (il referendum sulle riforme), sia al lungo (il congresso che verrà).

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