La rivendicazione dei risultati raggiunti nel semestre di presidenza europeo, ma soprattutto un richiamo forte sull’identità dell’Europa, sul sistema di valori che è più importante delle regole di bilancio, partendo da quanto accaduto a Parigi il 7 gennaio. L’intervento con cui Matteo Renzi chiuderà oggi a Strasburgo il semestre italiano, e che sta ancora limando in queste ore, terrà insieme il piano concreto dei dossier e quello più ‘alto’ del significato della comunità europea.
Un tema, quest’ultimo, fin dall’inizio presente nel discorso pubblico di Renzi, che a maggior ragione lo riprenderà con forza alla luce dell’assalto a Charlie Hebdo. L’idea che la Ue debba essere più di un insieme di vincoli e parametri economici è stata cavallo di battaglia del premier in questi sei mesi, per convincere i partner europei a cambiare impostazione nelle politiche fiscali ma anche per ricordare ai cittadini il senso vero dell’Unione. Un ragionamento che assume una tragica attualità dopo quanto accaduto a Parigi.
Ma ovviamente Renzi non si limiterà a questo. Il premier passerà in rassegna i risultati ottenuti, e insisterà sulla linea seguita in questi mesi. Convinto che anche sul piano delle politiche bilancio – anche se i cambiamenti tangibili sono ancora pochi – il clima sia cambiato. Il premier ricorderà il piano Juncker per 300 miliardi di investimenti, giudicato a palazzo Chigi “un primo passo ma da implementare ma comunque significativo”. E rivendicherà il diritto di cittadinanza ottenuto dalla parola “flessibilità” nel discorso europeo. “A giugno abbiamo dovuto negoziare notti intere solo per inserire la parola in un documento comunitario, domani pomeriggio – sottolineano dal governo – la Commissione spiegherà come la flessibilità andrà declinata nel concreto”. Con aspettative ottimistiche da parte dell’esecutivo italiano.
La priorità assegnata alla crescita e all’occupazione è dunque il primo aspetto su cui Renzi insisterà, per poi rivendicare come l’Europa “si assume le sue responsabilità” anche sull’immigrazione clandestina, grazie al passaggio da Mare Nostrum a Triton nel controllo dei migranti nel Mediterraneo, in virtù del riconoscimento di “frontiera esterna comune” a tutte le frontiere degli Stati membri. Altro risultato, invero faticoso, l’Accordo su clima ed energia raggiunto durante il Consiglio europeo del 23-24 ottobre. Un documento che consentirà alla Ue di presentarsi unita ai prossimi appuntamenti mondiali sul climate changing, le conferenze di Lima prima e di Parigi poi.
C’è poi la crisi con la Russia, su cui Renzi e l’Italia possono vantare di aver fatto nuovamente sedere allo stesso tavolo Mosca e Kiev, al vertice Aseme di Milano del 17 ottobre; il coordinamento e le risorse comuni per l’emergenza Ebola; la declassificazione del negoziato con gli Usa in merito al Partenariato Trans-Atlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP), che su esplicita richiesta italiana sarà dunque più trasparente. Su un piano strettamente operativo, da palazzo Chigi rivendicano poi lo stop alla doppia imposizione fiscale e il pre-accordo su una direttiva che amplia lo scambio automatico obbligatorio di informazioni tra amministrazioni fiscali; l’accordo sugli Ogm dopo 4 anni di stallo negoziale, col risultato – prioritario per l’Italia – di lasciare la massima flessibilità a ogni Stato membro; le misure anti-contraffazione a tutela del Made in Italy.