Renzi contro i Cinquestelle: “Inqualificabile atteggiamento, querelo chi ha denigrato”

L’ex segretario Pd lancia l’idea di abbassare l’eta’ del voto dai 18 ai 16 anni. A coordinare la mozione sarà Guerini

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Archiviata dal Senato la mozione contro il ministro Luca Lotti, Matteo Renzi passa al contrattacco. E’ “inqualificabile l’atteggiamento di quelle forze politiche che quando hanno avuto loro amici e compagni indagati, hanno gridato al garantismo e poi, con Lotti, hanno chiesto le dimissioni”. Renzi parla in diretta Facebook, l’appuntamento e’ con il #matteorisponde, il botta e risposta con i follower dell’ex presidente del consiglio, che ha scandito i giorni piu’ caldi della campagna referendaria. “Oggi al ministro Luca Lotti e’ stata presentata la mozione di sfiducia, che e’ stata respinta in modo assolutamente clamoroso”, ha osservato. “Lotti ha spiegato in Aula, da persona seria, che le sue agende, i suoi ingressi” nella sede del ministero, “i suoi spostamenti sono stati consegnati tutti ai magistrati che indagano. Un atteggiamento di grande serieta’”. Dismessa la camicia bianca e le bandiere di Palazzo Chigi, Renzi si presenta in camicia e giacca scure, una parere a vetri alle spalle e il fidato computer con la mela davanti a se’. Un modo per rimarcare di essere ormai “un comune cittadino”. E da normale cittadino, ora puo’ “divertirsi un po’” a presentare quelle “querele corpose contro chi lo ha denigrato” che ha “scelto di non presentare da presidente del consiglio” e invita gli esponenti pentastellati, Di Maio e Di Battista, a rinunciare all’immunita’ per difendersi in tribunale dalle querele del Pd contro di loro.

Una “stretta contro le bufale” che Renzi promette di portare anche nel dibattito pubblico, facendo sua la proposta in discussione in Germania che mira a mutare gli autori di fake news con multe fino a 50 mila euro. E il pensiero dell’ex presidente del consiglio sembra andare a Beppe Grillo visto che, poco dopo, cita il caso del blog del leader dei Cinque Stelle: “Grillo ha fatto un post stravagante in ordine alle querele presentate dal rappresentante legale e tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. Grillo ha risposto che quello non e’ il suo blog. E’ allucinante”. Messa da parte la vicenda giudiziaria, Renzi puo’ gettarsi nell’attualita’ politica, a cominciare dal congresso. La mozione che condivide con il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, “molto bravo a portare avanti l’Expo di Milano anche contro Grillo e piu’ giovane di me”, si va definendo sempre di piu’. Dovrebbe essere presentata entro questa settimana, e comunque prima del 20 marzo, data di inizio dei congressi dei circoli. A coordinare la mozione e’ stato chiamato l’ex vice segretario e attuale presidente della Commissione di garanzia per il congresso, Lorenzo Guerini. “Per questo lascera’ il suo incarico in Commissione”, ha sottolineato Renzi. Responsabile della comunicazione sara’ Michele Anzaldi, deputato Pd e componente della Commissione Vigilanza Rai.

Per presentare la mozione, Renzi si armera’ di trolley e ricomincera’ a girare l’Italia “senza codazzi, arrivando nei posti un po’ a sorpresa, senza dire nulla nemmeno ai giornalisti, anche se qualcuno, poi, mi sgama per caso…”. Oltre al trolley, Renzi potra’ contare su uno strumento come la nuova piattaforma internet: “Si chiamera’ Bob”, spiega durante la diretta, “e sara’ una piattaforma che cerchera’ di mettere in contatto persone vere, non troll”, spiega con un altro affondo al blog di Grillo. I contenuti della mozione sono largamente emersi durante la tre giorni del Lingotto: futuro e’ la parola d’ordine per riconquistare il voto giovane che, spiega lo stesso Renzi, “e’ mancato al Si’ in occasione del voto referendario del 4 dicembre”. E anche per questo, l’ex segretario Pd lancia l’idea di abbassare l’eta’ del voto dai 18 ai 16 anni. L’altra parola d’ordine e’ ‘sinistra’ e, quindi, ‘lavoro’. Renzi rivendica la paternita’ del Jobs Act snocciolando i dati che parlano di circa 700 mila nuovi occupati. Se errori sono stati fatti durante i mille giorni di governo, dunque, si e’ trattato di errori di comunicazione. La prova della bonta’ dell’operato del governo e’ che adesso, “dopo la sconfitta del referendum, il Paese rischia la palude e il pantano. Il Paese e’ tornato alla Prima Repubblica solo che, a formare la classe dirigente del paese, non sono gli uomini della Prima Repubblica. Noi ci rimettiamo volentieri in cammino”.