Renzi convoca Pd e sfida correnti, minoranza potrebbe disertare

Quella convocazione ha colto di sorpresa molti nel Pd. La lettera aperta di Matteo Renzi ai parlamentari democratici, in cui si annuncia per venerdì un pomeriggio di dibattiti da un’ora ciascuno su scuola, Rai, ambiente e fisco, è piaciuta a pochi. E buona parte della minoranza, a quanto pare, probabilmente non parteciperà. Nessun “ordine di scuderia”, assicurano, “ognuno deciderà individualmente”, ma sono in molti a dare per scontato che non ci sarà Pier Luigi Bersani, né i parlamentari a lui vicini come Davide Zoggia, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina. La mossa del premier viene descritta, da fonti della minoranza, come una reazione alla nascita della corrente dei “renziani non ortodossi”, ovvero quelli che fanno capo a Graziano Delrio e Matteo Richetti che ieri sera si sono riuniti. Richetti, in Transatlantico, assicurava che dal premier c’è un via libera all’iniziativa di questa sera.

Di sicuro, ad alzare la voce è innanzitutto Bersani. “Non facciamo finta di discutere, non ce la caviamo in un’ora sul fisco o sulla Rai”, avverte l’ex segretario. Come lui, però, la pensano in molti. La stessa Sandra Zampa, prodiana e vice-presidente del partito, scrive una lettera a Roberto Speranza per chiedere al presidente dei deputati Pd di convocare il gruppo, unica sede nella quale possono essere prese “scelte condivise”. E il richiamo di Renzi contro le correnti sembra lasciare perplesso anche Andrea Martella, vice-presidente dei deputati democratici, che su twitter replica con una battuta: “Bene Renzi, sì al confronto nel Pd, no alle correnti. Ottimo se vale anche per quelle già organizzate”.

Per i renziani, chiaramente, la polemica non ha ragion d’essere: “Se non convoca i parlamentari lo criticano perché decide da solo, se li convoca non va bene il modo…”, ragiona uno dei parlamentari vicini al premier. Una spiegazione che a molti non basta: “Sembra che cerchi lo scontro deliberatamente”, ragiona un esponente della minoranza. Lo stesso Speranza, oggi, in una intervista al “Corriere della Sera” ha espresso tutta la propria delusione per la decisione del governo di ignorare i pareri del Parlamento sui decreti attuativi del Jobs act.

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