di Andrea Reale
Prima di tutto la soddisfazione per i numeri della fiducia, tra i migliori della storia del governo Renzi, poi il feedback dal territorio: Arrivano tantissimi segnali positivi, la base è con noi. E in questo quadro, per Matteo Renzi, il passo successivo è solo uno: ricucire i rapporti nel partito dopo lo strappo sull’Italicum, lanciando una serie di riforme marcatamente di sinistra. A partire da una misura che potrebbe essere annunciata a breve: Usare il tesoretto del Def per un’operazione contro la povertà. Per poi proseguire con i diritti civili, i migranti, le modifiche al ddl Scuola e a quello Boschi. Una road map che confligge con la lettura che arriva dalla minoranza, dove sono convinti che il voto anticipato sia più vicino ora che la pistola dell’Italicum è davvero carica: “E’ vero, la pistola è sul tavolo – dicono dai vertici del Nazareno – ma questo non significa che la useremo”. Anzi, l’obiettivo è quello di lanciare una nuova fase “affascinante” per il governo, come la definisce lo stesso Renzi nell’e-news diramata questa mattina. Al primo posto, l’uso del tesoretto da 1,6 miliardi a favore degli incapienti, ovvero i redditi così bassi da restare esclusi dal bonus degli 80 euro. Misura che “sarà annunciata a breve”, dicono dal Pd. Poi le modifiche al ddl sulla scuola, concordate nella riunione del Nazareno della scorsa settimana e che vanno incontro alle proteste degli insegnanti: assunzioni anche per i precari delle graduatorie di istituto e stop al ‘preside sceriffo’. Ancora: unioni civili, con l’ok al Senato prima delle Regionali. E il lavoro della commissione d’inchiesta sull’accoglienza ai migranti, affidata a Gennaro Migliore, per intervenire sul coacervo di illegalità emerso dalle inchieste di varie procure.
Infine, le modifiche alle riforme costituzionali, sulla base delle quali il premier è riuscito nell’operazione dei ‘responsabili Pd’, la cinquantina di deputati di Area Riformista che non hanno seguito Bersani e Speranza, e la metà dei parlamentari cuperliani, che hanno deciso di sfilare sotto la presidenza di Montecitorio pronunciando il ‘Sì’ all’Italicum. Proprio questo è il cuore su cui si regge l’operazione di Renzi: intervenire sulle modalità di elezione dei senatori, scegliendo o i più votati dei Consigli regionali o addirittura un listino apposito contestuale all’elezione dei Consigli. Due ipotesi che non intervengono sull’articolo 2, già votato identico da Camera e Senato e quindi non più modificabile, ma che – nel piano di Renzi – dovrebbero disinnescare il rischio che il passaggio al Senato della riforma costituzionale possa diventare il punto di caduta dello scontro con la minoranza, nell’Aula dove i rapporti di forza sono meno nettamente a favore del premier. Un insieme di provvedimenti che, è la convinzione di Renzi, faranno dimenticare le tensioni dell’Italicum e toglieranno argomenti alla minoranza. Per poi arrivare al voto delle Regionali che – se l’esito sarà quello sperato – potrà avere lo stesso effetto del 41% delle Europee.
Ricucire dunque è la parola d’ordine di Renzi e dei vertici Pd, con la convinzione che la spaccatura nella minoranza registrata oggi avrà effetti duraturi: “Può nascere un’area che fa riferimento a figure come Martina e Amendola, sulla base del documento dei 50”, mentre Speranza dovrà decidere se “finire nella ridotta dei Civati e dei Fassina, con gli ex big che oggi si sono ritrovati praticamente da soli”, dice un renziano doc. Anche per questo viene fatta circolare l’ipotesi – in realtà difficile – che proprio Amendola possa essere il nuovo capogruppo alla Camera. E la convinzione è che i numeri del voto finale sull’Italicum “con il voto segreto saranno ancora più ampi, per il supporto di Fi, qualche M5s e tutto il Misto, e perchè quelli di Area Riformista che oggi hanno votato la fiducia di sicuro non torneranno indietro”. In realtà, dalla minoranza invitano a “far depositare le polvere”, spiegando che Area Riformista “non è ancora morta: ieri la discussione è stata assolutamente civile e i rapporti sono buoni”, dice uno che non ha votato la fiducia.