Renzi lavora su “nuovo” Pd. Verso conferma di Orfini presidente

Riunioni al bar per cercare la “quadra” sull’organigramma

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Matteo Renzi prepara l’assemblea di domenica che lo incoronerà segretario, vista come luogo per lanciare il “nuovo” Pd, che vede come più aperto alle diverse anime, più “concreto” e presente sul territorio e “aggressivo” sui social. E saldamente renziano: la commissione per il Congresso ha comunicato i dati definitivi. Alle primarie hanno votato 1.838.938 persone, Renzi ha avuto il 69,17%; Orlando il 19,96%; Emiliano il 10,87%. Per questo l’assemblea sarà composta da 700 delegati renziani, 212 di Orlando e 88 di Emiliano. Una maggioranza “bulgara”. Il segretario, però, in questi giorni a Roma non lavora nell’ufficio al Nazareno. “Fu molto criticato quando, eletto segretario, prese subito possesso dell’ufficio di Bersani – spiega un deputato a lui molto vicino – e questa volta non vuole dar adito a polemiche. Quindi dove lavora? Ci vediamo al bar”. Piccoli segnali, di “bon ton” politico, a cui il “vecchio Renzi” non avrebbe pensato. Per lo stesso motivo, non fare “sgarbi” alle minoranze, il segretario ha congelato fino ad adesso il lancio della piattaforma web “Bob”, vista come la “controffensiva” contro chi “ha fatto credere che fosse politica far diventare virali le fake news”. Ma non solo. Le primarie hanno certificato un invecchiamento del popolo del Pd e allora c’è bisogno di uscire dall’informazione tradizionale e agire sui social.

“L’esempio che fa Renzi – spiega chi ci ha parlato – è quello dei vaccini. Sul tema ha parlato in Tv a ‘Linea notte’, con ascolti bassissimi, ma è stato ripreso sui social e per la prima volta ha superato Beppe Grillo”. Dunque il compito di “Bob” sarà quello di elaborare contenuti adatti ai social e farli diventare virali. “Contenuti veri, non fake news”, sottolineano, immaginando uno staff e un direttore, quasi “una nuova Unità”. Uno strumento che, nella mente di Renzi, sarà così potente che dovrà essere di tutto il Pd. Per questo non è stato lanciato durante la campagna delle primarie. Per il resto Renzi dà gli ultimi ritocchi al libro che uscirà entro il mese per Feltrinelli: sarà un diario dei mille giorni al governo ma, secondo quanto si apprende, il segretario ha anche aggiunto un capitolo sulle primarie. E soprattutto si occupa dell’organizzazione del Pd. Per la presidenza al momento è in pole position la conferma di Matteo Orfini, tramontata l’ipotesi di una presidenza di “garanzia”. Certo di restare al suo posto anche il tesoriere fedelissimo di Renzi Francesco Bonifazi. Renzi chiederà poi anche alle minoranze di entrare in segreteria, anche se Andrea Orlando ha già anticipato un “no” mentre Michele Emiliano è più possibilista. Per il resto i nomi sicuri, al momento, sono quelli del vice Maurizio Martina, della viceministra allo Sviluppo Teresa Bellanova, del portavoce Matteo Richetti e dell’emiliano Andrea Rossi. Un posto di rilievo, come l’organizzazione, spiegano fonti vicine al segretario, dovrà andare a un rappresentante dell’area di Dario Franceschini. “Usiamo il Cencelli? Sì certo – spiega un parlamentare renziano – nel senso che l’obiettivo è fare un partito inclusivo, una casa comune. Credo che ci riusciremo”.