di Giuseppe Novelli
Pippo Civati è pronto ad uscire, lo strappo più volte annunciato dall’ex gemello di Matteo Renzi sembra pronto. E l’approdo lo offre Nichi Vendola, che si dice disposto a sciogliere i gruppi di Sel per crearne di nuovi insieme e tutti gli anti-Renzi del Pd. L’offerta, però, al momento non verrà accolta dalle altre componenti della minoranza, qualcuno come Stefano Fassina magari sta valutando la situazione, ma quel pattuglione di una quarantina di deputati che ha votato contro l’Italicum resterà nel partito, così come faranno quasi tutti i dissidenti del Senato, una ventina circa. Questo non significa che per il governo le cose siano semplici, un renziano doc oggi ammetteva: “Al Senato, al momento, non abbiamo i numeri per approvare la riforma della Costituzione…”.
STRATEGIA Per questo, spiegano, il premier attenderà le regionali, prima di ripartire con la seconda lettura della riforma del Senato. Sono almeno due i motivi che spingono Renzi a prendere tempo: intanto, il premier vuole provare a ricucire un rapporto almeno con parte della minoranza e pensa di poter usare proprio quella riforma della scuola sulla quale l’ala dura di Fassina, Civati e D’Attorre ha già rilanciato. Su quel terreno ci possono essere mediazioni, il premier lo ha ripetuto anche oggi: “Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo le protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito”. E il sottosegretario Davide Faraone ha chiarito che si può discutere, purché “non ci chiedano di ritirare il ddl, perché questo non lo faremo…”.
FIDUCIOSO L’obiettivo è quello di togliere altre truppe alla minoranza, dopo i 50 che hanno deciso di votare la fiducia sull’Italicum. La convinzione è che sulla riforma della scuola si possa ridurre ulteriormente il dissenso, concedendo qualche apertura che non è stato possibile offrire sulla riforma elettorale per l’importanza strategica che aveva quel provvedimento. A quel punto, è il ragionamento, si vedrà chi davvero discute del merito e chi invece punta solo a logorare il governo. Gianni Cuperlo, per esempio, viene criticato da Civati per aver detto “chiudiamo una brutta parentesi”. La convinzione di Renzi è che l’area del dissenso si ridurrà ulteriormente. Al Senato, però, “i numeri non ci sono”, come dice il deputato renziano. E anche se andasse in porto l’operazione di riavvicinamento con parte della minoranza, i conti potrebbero non tornare.
REGIONALI Allo stato, potrebbero essere tre i senatori che lasciano il gruppo, i civatiani Corradino Mineo, Walter Tocci e Lucrezia Ricchiuti. Queste uscite porterebbero a soli 8 senatori il margine della maggioranza. Dopodiché, c’è da capire che linea prenderanno i bersaniani come Miguel Gotor e Maurizio Migliavacca, per fare dei nomi. “E loro vogliono logorare Renzi”, prevede il renziano. Questa, però, è la foto di oggi. Le regionali potrebbero cambiare gli equilibri, Fi potrebbe esplodere in caso di insuccesso o, comunque, rivedere la propria posizione. “Già alcuni cominciano a dire che bisogna superare la linea ‘alla Brunetta’”, dice un senatore Pd. I senatori vicini a Verdini e a Bondi-Repetti potrebbero uscire allo scoperto. Allo stesso modo, bisognerà vedere l’effetto del voto su M5s e sugli ex grillini. Per questo Renzi ora aspetta, prova a mediare sulla scuola e rimanda tutto a dopo le regionali.