Renzi minimizza astensione, Bersani: non fare spallucce

L’astensione alle Regioneli preoccupa anche il premier, ma l’analisi e’ parecchio differente da quella della minoranza Pd e della Cgil.

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di Maurizio Balistreri

L’astensione preoccupa anche Matteo Renzi, ma l’analisi e’ parecchio differente da quella della minoranza Pd e della Cgil. Il premier aveva fiutato il pericolo e, spiega un dirigente Pd, non a caso ha evitato di fare campagna per le regionali di ieri, dal momento che comunque i sondaggi davano vincenti i candidati democratici. Certo, e’ il ragionamento di Renzi, gli elettori sono in sofferenza, ma non perché discutiamo con la Cgil, bensi’ perché tanti ci mettono i bastoni tra le ruote nel nostro percorso di riforme. Il Pd, pero’, ha vinto e “non tutti hanno perso e che ci sono due nuovi presidenti regionali che hanno vinto e le forze politiche che hanno contestato le riforme possono vedere i risultati che hanno ottenuto”.

Se davvero gli elettori preferissero la linea della Cgil, e’ il ragionamento, in Emilia la lista che faceva riferimento a Sel e alla sinistra-sinistra avrebbe preso ben piu’ del 3,7%. Una lettura che non convince ovviamente Pier Luigi Bersani e nemmeno Gianni Cuperlo. L’ex segretario Pd ammette che il Pd ha vinto (“E’ chiaro che il Pd ha vinto, le percentuali cantano”), ma poi avverte che “l’astensione e’ impressionante” e il partito, e dunque Renzi, “non puo’ fare spallucce”. Per l’ex leader “la gente non chiede né miracoli, né risse: chiede credibilita’ e coesione. In quella regione li’ nessuno ha mai affrontato l’elettorato senza un messaggio, un progetto, o foss’anche una retorica di coesione”.

Per essere ancora piu’ chiaro aggiunge: “Sono mesi che dico ‘non accendiamo tensioni, non accender dei fuochi (con la Cgil, ndr)’, che non servono a nessuno”. Renzi, pero’, non sembra intenzionato a cambiare rotta e nemmeno toni, almeno cosi’ assicurano i suoi. Silvio Berlusconi vacilla ma, “che alternative ha”, e’ il ragionamento. In realta’, il timore che Berlusconi possa preferire a questo punto le urne viene anche valutato dalle parti del Pd, ma la convinzione di Renzi, raccontano, e’ che proprio la debacle di Fi in Emilia Romagna finira’ per spingere l’ex premier a rispettare il patto: il voto, e’ il ragionamento, dimostra che noi teniamo e lui rischia di essere sorpassato dalla Lega, almeno al nord.

Alla fine, e’ il ragionamento del premier, e’ il Pd l’unico partito a non dover temere davvero le urne e se qualcuno vorra’ provare a giocare quella carta, noi siamo pronti. Ma Renzi pare convinto che questo non accadra’ e per questo motivo si prepara ad affrontare la minoranza Pd in direzione, il primo dicembre: la disaffezione, e’ il ragionamento, si batte solo con le riforme, non seguendo che ostacola il cambiamento. Dunque, avanti con Jobs act, riforma del Senato, legge elettorale. Su quest’ultimo tema il premier si prepara alla battaglia: sa che Fi fara’ ancora piu’ resistenza e che potrebbe essere necessario trovare un puntello alternativo, al Senato. Magari proprio guardando a M5s, come si era ipotizzato qualche settimana fa.