Voglio vedere se si assumono la responsabilità di far cadere il governo, ora che riparte l’occupazione e migliorano le prospettive di crescita… Matteo Renzi si prepara così ad affrontare l’ennesima prova di forza con la minoranza interna. Stavolta sulla riforma della scuola e al Senato, dove i numeri della maggioranza sono tali per cui i bersaniani potrebbero davvero far saltare il banco. Ma è una prospettiva a cui non crede nessuno: nè nella cerchia ristretta dei renziani, nè tra gli altri senatori. In primo luogo, spiegano parlamentari vicini al premier, perchè “sulla riforma della scuola Renzi si è tenuto qualche carta da giocare proprio in Senato, con ulteriori modifiche dopo quelle già importanti apportate alla Camera”. E poi perchè “uno scenario del genere quale prospettiva politica aprirebbe per loro?”. Insomma, anche la notizia del pranzo tra Bersani, Speranza e alcuni senatori della minoranza non ha preoccupato più di tanto il premier. Così come non lo preoccupano i movimenti interni a Ncd: “E’ fisiologico in questa fase, con la De Girolamo che si muove in quel modo. Ma rientrerà tutto”, dice un fedelissimo di Renzi. Che poi osserva: “Se si andasse a votare ora, ci sarebbe l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato, con uno sbarramento all’8% per chi non è coalizzato…”. Insomma “un suicidio”, sia per la sinistra che per Area Popolare: “Che farebbe il moderato Alfano? Andrebbe sotto Salvini? Auguri…”.
Insomma, il mantra dei renziani è come al solito “avanti tutta”, anzi: “Credo che accelereremo, e senza cambiare la direzione di marcia. Chi vuole usare il risultato delle Regionali per correggere la rotta resterà deluso”, dice un parlamentare renziano. Dunque l’Italicum non cambierà, “ormai è legge dello Stato, punto”. E poche correzioni alla riforma del Senato, su poteri delle Regioni e poco altro: “Se toccassimo il cuore della riforma, il Senato non elettivo, tornando alla Camera sarebbe sepolta sotto una valanga di emendamenti”, spiega un renziano. Dunque “poche modifiche, che sarebbero gestibili anche di fronte all’ostruzionismo alla Camera, magari con un’altra seduta fiume”. Il cuore dello scontro resta però il modo di stare insieme nel partito. Su questo i renziani si aspettano che il segretario metta le cose in chiaro alla Direzione convocata per lunedì sera. Senza però andare a toccare le regole: “Ci sono già, e sono quelle decise da Bersani. Si discute, si vota e si segue la linea della maggioranza. Sta a loro rispettare le regole che hanno voluto”. Una discussione che servirà poi a capire come intervenire sugli assetti del partito: anche se c’è chi preme per eleggere il nuovo capogruppo alla Camera già la priossima settimana, è più probabile che tutto il riordino interno (governo, gruppo, segreteria del partito, presidenze di Commissioni) sia affrontato dopo i ballottaggi.