Renzi offre dialogo su riforma Senato, “ma non è scambio”

La minoranza Dem è scettica mentre l’ala più dialogante, resta in silenzio in attesa di capire meglio

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di Giuseppe Novelli

Un’apertura, certamente, ma non uno “scambio”. Matteo Renzi usa un colloquio con Repubblica per rilanciare la propria disponibilità a correggere qualche punto della riforma del Senato ma in mattinata è poi costretto a precisare che non si tratta di una proposta di “scambio” con la legge elettorale. Dagli Usa, dove è in visita, Renzi chiarisce che l’Italicum verrà votato così com’è, comunque, e “nessuno può bloccare le riforme, anche se in Italia c’è chi vorrebbe tutte le volte ripartire da zero”. Pero un segnale alla minoranza, o almeno alla parte più dialogante di essa, il premier voleva darlo ed è, come spiegano fonti vicine a Renzi, che “sulla riforma costituzionale si va avanti, con un confronto parlamentare di merito”. Ovviamente, “senza nessuno scambio o concessione”. Ovvero, come spiega Luca Lotti, non tornando ad un Senato elettivo come sembrava dalla lettura del colloquio su un quotidiano: “La vedo molto dura”. Come spiega un parlamentare renziano, “c’è spazio per andare incontro ad alcune delle osservazioni della minoranza, e non solo, sulla composizione del Senato. La riforma dice che il Senato sarà composto da consiglieri regionali, ma sarà una legge a definire il meccanismo con cui verranno scelti. Insomma, c’è uno spazio per confrontarsi e Renzi, nel suo discorso, voleva solo dire che non è mai stato pregiudizialmente contrario al Senato elettivo”.

Insomma, secondo questa interpretazione Renzi avrebbe voluto mandare il segnale che, fermo restando l’impianto del ddl Boschi, c’è la possibilità di apportare delle correzioni che tengano conto delle richieste di ristabilire un collegamento tra senatori ed elettori. La minoranza, per ora, resta in attesa di capire meglio. I ‘duri’, come Alfredo D’Attorre e Pippo Civati, in realtà hanno già di fatto bocciato il confronto proposto da Renzi: “Il mio voto sulla riforma elettorale non cambia”, dice Civati. “Non la voterò. Poi quando ci sarà da cambiare il Senato, se mai succederà, sosterrò la riforma della riforma”. E D’Attorre: “La proposta di Renzi significa prendere tutto il lavoro fatto quest’anno e metterlo nel cestino per ripartire da capo. Questa mossa mi sembra abbastanza estemporanea e conferma il mio sospetto ovvero che Renzi voglia l’Italicum e lasci la riforma costituzionale al suo destino”. Altri, l’ala più dialogante, restano in silenzio in attesa di capire meglio.