Renzi perde pezzi, Senato a rischio
I tre parlamentari dei Popolari per l’Italia passano al Gal, una ‘costola’ del centrodestra. Maggioranza sul filo di lana, solo due sopra la soglia dei 161
di Daniele Di Mario
Per il governo Renzi non è un terremoto, ma una scossa d’assestamento, questo sì. I senatori Mario Mauro, Angela D’Onghia e Tito Di Maggio escono dal gruppo Per l’Italia e aderiscono al gruppo Grandi Autonomie e Libertà. I tre senatori – la D’Onghia è anche sottosegretario – annunciano la scelta in una conferenza stampa a Palazzo Madama, ma – specifica Di Maggio – non si tratta di “nessun cambio di maglia, la nostra è una confluenza, tanto è vero che il gruppo prenderà la denominazione Gal-Popolari per l’Italia”. La notizia ha una doppia valenza politica. La prima riguarda il governo. Il Gal funziona come una sorta di gruppo misto: 4 senatori votano stabilmente a favore dell’esecutivo, 5 sistematicamente contro e gli altri decidono di volta in volta. I Popolari avranno mani libere: Renzi la fiducia dovrà insomma meritarsela. La maggioranza in Senato scende da 166 a 163 senatori.
C’è poi la partita interna al centrodestra, la cui ricomposizione prevede un atteggiamento meno subalterno rispetto al Pd e una dialettica con FI. La mossa di Mauro & Co. azzoppa la Costituente Popolare portata avanti dal tandem Cesa-Quagliariello. Un rischio sottolineato dal vicesegretario Udc Giuseppe De Mita. La costituzione dei gruppi unici alla Camera e al Senato non vedrà in campo i Popolari e, di fatto, sarà la semplice fusione di Ncd e Udc, come conferma Nunzia De Girolamo: “La prossima settimana faremo i gruppi unici con Udc, andiamo verso una fase di aggregazione di queste due anime moderate. Per cui si farà un unico partito e unici gruppi parlamentari”. Il significato politico della scelta dei Popolari – spiega Mauro – è “fare sì che un processo di ricomposizione e di ripensamento vero sia fatto nell’interesse dei cittadini Italia. Questa legislatura ha avuto una natura particolare: è iniziata all’insegna di una grande coalizione, dato che nessuno aveva vinto le elezioni. Una logica che si è poi compromessa e oggi ci ritroviamo con un quasi monocolore renziano”.
Il sostegno al governo ci sarà “con responsabilità, circostanza dopo circostanza” solo se adotterà soluzioni utili al Paese, in primis su economia e conflitti sociali, senza “atteggiamenti incoerenti”. Nel frattempo la legge di Stabilità viene giudicata non accettabile. “Abbiamo votato la fiducia sui titoli, ma ci sarebbe piaciuto entrare nel merito dei capitoli – prosegue Mauro – La fiducia nel governo è in parte già compromessa”. È chiaro che la scelta di aderire al Gal è anche orientata alla ricostruzione del centrodestra: “Il tentativo di comporre una realtà alternativa al Pd, vale se noi individuiamo delle fonti di attrazione: il problema immediato non è la leadership ma le idee. Siccome i partiti che compongono la galassia del centrodestra, sono seriamente impegnati a trovare delle idee che gli elettori possano seguire, intendiamo adoperarci a fare da collante affinché dalle buone idee – conclude Mauro – venga fuori una buona proposta per il Paese”. Rumors di Palazzo Madama riferiscono che altri senatori, provenienti da altri partiti della maggioranza, potrebbero seguire Mauro & Co. nel Gal. E a quel punto per Renzi la tenuta in Senato sarebbe davvero a rischio. Nel frattempo, il capogruppo FI Paolo Romani accoglie con favore la scelta dei Popolari per l’Italia e giudica “maturo il tempo perché riparta una riflessione sul futuro dell’intero centrodestra. Si aprono nuove prospettive per quello che FI ha sempre indicato come percorso obbligatorio per tornare a rappresentare l’elettorato moderato, maggioranza del Paese”.