Riforme, M5S rilancia patto con Pd: “In parlamento noi ci saremo”

Riforme, M5S rilancia patto con Pd: “In parlamento noi ci saremo”
17 dicembre 2015

di Enzo Marino

Il tempo della “sobrietà istituzionale” è finito, è ora di “passare all’attacco”. Matteo Renzi lo dice sul tema delle banche, ma lo stesso schema vale anche per la Consulta: scaricata Forza Italia, il premier ha portato a casa l’accordo con i Cinque Stelle e i centristi.  Accordo che ora i pentastellati, sono pronti a replicarlo per le riforme. Eloquente il deputato M5S Danilo Toninelli: “Oggi è fondamentale intervenire sulla separazione tra banche commerciali e banche di investimento, perché non accada più che piccoli risparmiatori perdano i loro soldi, usati dagli istituiti di credito per sanare i buchi nei loro bilanci. Ne ho parlato con il vicepresidente della commissione Finanze, che è del Pd: la nostra proposta c’è già, portino questa riforma in aula e ci saremo”.

Quindi, Renzi non molla. Anzi rilancia e alle accuse delle opposizioni, con Silvio berlusconi che chiede siano “pubblicati i nomi di chi ha ricevuto soldi da queste banche e non li ha restituiti, provocando il dissesto: così si vede se ci sono vicinanze tra queste persone e la politica”, Il premier risponde che “non temiamo la verità”. Ribadisce anzi che il governo “meriterebbe un monumento” per aver varato il decreto che ha impedito “a un milione di correntisti di non trovare nè la banca nè i soldi”. E ribalta le accuse: alla Lega per il crack di CrediEuroNord, e ai governi precedenti “per non essere intervenuti quando le regole lo consentivano”. Un atteggiamento minimamente scalfito dalle mozioni di sfiducia, anzi: “Meglio accelerare e chiuderla subito”, è il ragionamento Dem.

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Il premier cerca dunque di rilanciare l’immagine di un governo operativo, fuori da quella “palude” più volte evocata da Renzi per descrivere l’Italia prima del suo governo. E lo fa nel momento in cui i dubbi sull’effettiva portata della crescita economica arrivano fino al ministero dell’Economia, con Padoan che riconosce la “debolezza” della ripresa. Un quadro che – ed è la paura del premier – potrebbe aggravarsi se l’affaire banche minasse quella fiducia dei consumatori da sempre indicata come decisiva per la crescita. E così, come suo costume, il premier gioca al rialo: “Spero che il prossimo anno raddoppieremo il +0,8 di quest’anno”. Di sicuro, già adesso “l’attuale governo può rivendicare di aver riportato finalmente la media della crescita al livello degli altri Paesi europei”.
Una notazione “anche rispetto ad alcune voci dal sen fuggite”.

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