di Maurizio Balistreri
Contratti già per oltre un miliardo (e che “spalancano partnership” per 4-5), confronto su sanzioni, crisi internazionali dalla Siria alla Libia, ma anche Brexit: intensissima la giornata sul Baltico del presidente del Consiglio Matteo Renzi, ospite d’onore al Forum di San Pietroburgo alla vigilia del Consiglio europeo che dovrà decidere l’estensione o meno delle misure adottate nei confronti della Russia per il conflitto nell’Est ucraino. Sanzioni che saranno con ogni probabilità rinnovate, ma – proprio su richiesta italiana – non in modo automatico, come sottolineato dallo stesso Renzi durante la conferenza stampa con il capo del Cremlino che ha concluso la sua visita in Russia. “La posizione italiana è molto semplice: le sanzioni non si rinnovano in maniera automatica ma, o c’è un giudizio su quello che sta accadendo, o diventano ordinaria amministrazione”, ha detto Renzi. “Anche nella prossima riunione del Coreper chiederemo che si discuta di sanzioni in sede di Consiglio europeo e chiederemo che si discuta di che cosa ha fatto chi”, ovvero non solo delle responsabilità russe, ma anche di quelle eventuali dell’Ucraina, come chiede da tempo Mosca. “Non possono addossare a noi quello che altri non fanno”, ha ribadito Putin, dettagliando i punti degli Accordi di Minsk non rispettati da Kiev:.”Non sono accordi segreti, è tutto scritto”. E i patti vanno mantenuti, “pacta sunt servanda”, aveva evidenziato poco prima il presidente del Consiglio.
Il leader del Cremlino, durante la sessione plenaria con Renzi e il presidente kazako Nursultan Nazarbayev, ha comunque aperto alla possibilità di “fare un passo” verso l’Ue in materia di sanzioni, pur ribadendo che “serve “reciprocità” e “non si tirano i gol in una sola porta”. Perchè “noi non portiamo rancore”, ha affermato Putin, in suggestiva contemporanea con la notizia, da Bruxelles, del rinnovo per un anno delle sanzioni per l’annessione della Crimea, uno dei capitoli del pacchetto di misure che avvelenano e complicano le relazioni russo-europee. Oltre all’inevitabile argomento sanzioni, Renzi e Putin, come riferito da loro stessi a fine giornata, hanno discusso di rapporti e collaborazione bilaterale, di crisi internazionali, in particolare Libia (per cui Putin promette di “lavorare per una soluzione buona per tutti”), di lotta al terrorismo, ma anche di Brexit. Il premier italiano crede che Londra non lascerà l’Ue, Putin dice che “bisogna rispettare il volere dell’elettorato, qualunque sia”. Ha una sua opinione, aggiunge, “ma non la dico ora. Basta aspettare pochi giorni, sapremo tutto”. Putin ha fatto notare come la “personale partecipazione” di Renzi abbia “garantito un alto livello” di presenza imprenditoriale, sfociato nella firma di una lunga lista di accordi.
Per un 1,3 miliardi di euro al momento, ma che frutteranno fino a 4-5. “Russia e Italia possono fare passi avanti assieme, passi “win-win”, ha aggiunto Renzi: “la nostra posizione è che davvero serva la costruzione di ponti e non di muri”. Un concetto espresso in mattinata, prima ancora di arrivare al Forum, quando Renzi ha iniziato la sua 24 ore con una visita al museo Ermitage e poi al cantiere di Astaldi, che sta costruendo un enorme ponte stradale, il Western High Speed Diamater, per alleviare il traffico pietroburghese. E a conclusione di una giornata incentrata su economia e politica estera, uno “spasibo” – grazie in russo – da Renzi a cui Putin ha risposto in italiano “grazie mille”. Sulle questioni interne, poche battute: un richiamo alla necessità di guardare al futuro, di continuare sulla via delle riforme. “In questi mesi il governo italiano sta lavorando con intensità a un processo riforme perchè per troppi anni l’Italia si è occupata del passato”, ha dichiarato il premier, ricordando la riforma del mercato del lavoro, della giustizia. “Stiamo cambiando Costituzione per dare stabilità al Paese”. E ancora: “Chi riesce ad andare incontro al futuro e non soltanto ad attenderlo, sarà un vincente”.