A due mesi dalla batosta referendaria, Matteo Renzi torna in campo domani a Rimini, dove fino a domenica si riuniranno mille tra sindaci e amministratori locali del Pd. Al centro dei lavori le esperienze di “buon governo locale” del partito e le grandi questioni aperte come l’immigrazione e la crescita (con gli interventi dei ministri Marco Minniti e Graziano Delrio). Ma a pochi giorni dalla sentenza della Consulta sull’Italicum, inevitabilmente l’appuntamento assumerà la forma del lancio della campagna elettorale, più o meno lunga che sia. Dopo l’apertura affidata proprio al racconto delle esperienze di governo locale Dem, alle 18 domani interverrà il segretario, che rivendicherà l’azione del partito sul territorio, ma, con ogni probabilità, detterà anche i tempi dell’agenda per i prossimi mesi.
NO A MELINA Dunque ribadirà che il Pd è pronto a votare in tempi brevissimi e che se è vero che è disponibile a un confronto sulla nuova legge elettorale in Parlamento, non accetterà una “melina” per allungare i tempi della legislatura. Una posizione, quella per il voto subito, che, al momento, vede a favore solo Lega, Fdi e M5s e che trova un’opposizione, più o meno esplicita, anche all’interno dello stesso Partito democratico. E domani, a distanza, andrà appunto in scena l’ennesimo confronto-scontro tra Renzi e Massimo D’Alema. L’ex “lider maximo” nella capitale riunirà i comitati creati per sostenere il No al referendum. L’obiettivo, aveva spiegato lo stesso D’Alema, è quello di “trasformare questi comitati in comitati per ricostruire il campo del centrosinistra”. Dunque per creare una alternativa a Renzi. L’ex premier, con i suoi, non ha mostrato timore per l’iniziativa di D’Alema. Renzi è convinto di avere ancora con sé la maggioranza del partito sul territorio, anche se il radicamento è stato proprio uno dei punti deboli della campagna a favore del referendum. Da qui la volontà di valorizzare le esperienze amministrative locali (aprendo la segreteria ad alcuni sindaci) e di tornare a far politica nelle piazze, con la mobilitazione straordinaria dei circoli che è stata rinviata per l’emergenza terremoto, ma che sarà riproposta. Una mobilitazione studiata sì per ricostruire il Pd, ma anche (e soprattutto) per tornare con il voto a Palazzo Chigi.