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Renzi rivendica gli 80 euro. E partono fischi dai commercianti

Partono fischi quando si parla di 80 euro, c’è chi dalla platea urla chiedendo che i politici si taglino lo stipendio. La platea di Confcommercio non risparmia mugugni o aperte critiche al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che interviene all’assemblea generale e rintuzza una per una tutte le accuse. Attacchi che lo stesso premier racconta in un post su Facebook, ricordando però che ci sono state anche tante manifestazioni di affetto e che “gli abbracci finali anche da chi in partenza contestava mi hanno fatto piacere”. Prima di tutto, comunque, ci sono una premessa e una promessa. La prima fa eco alle parole del presidente dell’associazione dei commercianti, Carlo Sangalli (foto): “Più coraggio e meno tasse sono d’accordo, ma in questa fase bisogna parlare un linguaggio di verità”. Ovvero i nuovi posti fissi creati “grazie al Jobs act” hanno riguardato altri settori, mentre “i lavoratori autonomi e la piccola impresa sono ancora in condizioni di difficoltà”. Poi la promessa: “Prendo un impegno irrinunciabile per il 2017: non ritoccare l’Iva. Ma dico anche che l’ultimo aumento dell’Iva è del 1° ottobre del 2013”. Finita la prima parte del suo intervento inizia il botta e risposta con la platea sugli 80 euro e sul taglio di costi della politica che offre a Renzi anche l’assist per rivendicare la riforma costituzionale “l’unica che taglia il numero dei parlamentari” e può quindi assicurare una macchina istituzionale meno costosa.

Sugli 80 euro arrivano i fischi. “Lo sapevo che a questa platea gli 80 euro non interessano – ribatte Renzi -, ma per chi guadagna 1.200 euro al mese sono una cena in più al ristorante, uno zaino nuovo… Sono un atto di giustizia sociale e lo rivendico”. Poi c’è la questione dei costi della politica. Torna in campo il sindaco, il ragazzo di Rignano sull’Arno. “Io guadagno 5 mila euro netti al mese che sono tanti, ho fatto l’arbitro in Garfagnana se pensate che mi spaventi una discussione sugli stipendi…” risponde a chi protesta. Ma, attenzione, la politica non è tutta uguale: “Io credo nella politica, fischiatemi pure se avete il coraggio. Non ho paura, ma sappiate che chi dice che va i politici sono tutti uguali fa il vostro male e non il vostro bene. Io difendo la politica con la P maiuscola”, attacca il premier. Renzi rivendica tutta l’azione del governo e solo “il rancore ideologico”, osserva, può impedire di gioire per i posti di lavoro che, spiega, citando l’Istat, “dal febbraio 2014 sono 455mila posti in più, più 390mila a tempo indeterminato. Aver cancellato l’articolo 18 non ha tolto diritti, non ha permesso di licenziare ma di assumere”. Ora, dunque, l’Italia può ripartire ma solo “se restituiamo fiducia ai consumi e smettiamo di lagnarci” perché “oltre alla rabbia dobbiamo avere anche un messaggio di fiducia per riportare l’Italia là dove le spetta. Se remiamo nella stessa direzione l’Italia ce la farà” e “tra dieci o venti anni sarà tra i vincenti”. Indispensabile per questo che la politica faccia la sua parte e “non sia una zavorra” come è stata in passato.

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