Non poteva iniziare nel modo peggiore il rapporto tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la “terza gamba” che sostiene l’esecutivo, quella ‘Italia Viva’ lanciata oggi da Matteo Renzi nell’annunciare l’uscita dal Pd. Il senatore di Rignano assicura che il governo ha il suo pieno sostegno e dunque “non ha problemi”. Ma certo che il pensiero corre a quell'”Enrico stai sereno” di 5 anni fa. Lo ricorda Matteo Salvini, ma soprattutto il web con l’hashtag #contestaisereno che diventa virale sui social. E difatti Conte sereno non sta per niente, anzi, è piuttosto “irritato”, per usare un eufemismo.
Ieri sera aveva ricevuto la telefonata di Renzi che lo aveva voluto rassicurare direttamente, ma il premier non si fida. Per Conte non è una questione di numeri: il progetto di Renzi mira anzi ad allargare la base delle forze che di maggioranza, attraendo parlamentari anche da altri schieramenti. Il problema, ragionano a Palazzo Chigi, è che il senatore di Rignano vorrà avere maggiore spazio e tenterà di imporre i suoi temi, creando problemi di rapporti con il Pd e con il M5s. Per questo Conte non nasconde il suo fastidio, pur senza “entrare nelle dinamiche interne a un partito”.
A Renzi, è la spiegazione venuta da Palazzo Chigi, Conte ha espresso “le proprie perplessità su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novità, non anticipati al momento della formazione del governo”. Proprio la “singolare” scelta dei tempi dell’operazione, “subito dopo il completamento della squadra di governo” è proprio la cosa che il premier rimprovera, con toni duri, all’ex presidente del Consiglio. “Se portata a compimento prima della nascita del nuovo esecutivo, questa operazione, niente affatto trascurabile, avrebbe assicurato un percorso ben più lineare e trasparente alla formazione del governo. Il presidente incaricato avrebbe potuto disporre di un quadro di riferimento più completo per valutare la sostenibilità e la percorribilità del nuovo progetto di governo che ha presentato al Paese”. Insomma quello di Renzi, per Conte, è stato, per usare un altro eufemismo, un gesto poco accorto e rispettoso.
Se questo è il quadro, occorre mettere a punto una strategia per sminare il terreno. Per uno scambio di vedute sulla questione Conte ha sentito oggi Luigi Di Maio. Il capo del M5s ufficialmente ostenta tranquillità e fa sapere di non avere “alcuna preoccupazione” per la tenuta dell’esecutivo. I pentastellati, però, sanno benissimo che un Renzi con le “mani libere” dal Pd sarà un continuo “pungolo” sull’attività dell’esecutivo e potrà creare difficoltà a livello parlamentare. Per questo se Di Maio si mostra tranquillo, è Grillo a cannoneggiare sul senatore fiorentino. Per Grillo quella di Renzi è stata una “minchiata d’impulso” venata di “narcisismo”.
“Di solito – scrive sul blog – prima di fare qualcosa di importante si è presi dai dubbi, si valutano i pro ed i contro, si possono vivere anche giorni di tormento interiore, poi ci si esaspera e si fa una minchiata d’impulso! I Mattei sono passati entrambi alla minchiata d’impulso, il paese è instabile e pieno di rancori, non è il momento di dare seguito a dei narcisismi” altrimenti si rischia una “Pontida capitale”. Contatti Conte li ha avuti anche con il Pd. I Dem cercano di minimizzare la questione e di rassicurare il presidente del Consiglio, contando anche sul fatto che al momento sono molti i parlamentari di fede renziana che hanno deciso di restare nel partito. E’ lo stesso segretario Nicola Zingaretti, in contatto stretto con il capo delegazione al governo Dario Franceschini, a non drammatizzare la vicenda, dedicando alla scissione lo spazio di un tweet.
“Ci dispiace – scrive -. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Pd”. Adesso Conte e i vertici di M5s e Pd aspettano di vedere che consistenza avranno i nuovi gruppi. Renzi assicura di avere con sé 25 deputati e 15 senatori e questa sera a cena dovrebbe vedere i suoi per tracciare un primo bilancio. Solo dopo sarà convocato un incontro della nuova maggioranza, per evitare che il governo, che aveva appena mosso i primi passi, perda subito l’equilibrio. askanews