Serrare i ranghi, rimanere compatti. L’ordine di scuderia arrivato da Matteo Renzi alla squadra di governo, dopo l’apertura dell’inchiesta di Potenza e le intercettazioni pubblicate sui giornali, mira a non prestare il fianco ai “pettegolezi”. Cosi’ il presidente del Consiglio chiama le ricostruzioni che dipingono un quadro di sospetti e gelosie serpeggianti tra ministri e sottosegretari di governo. Parole che potrebbero incrinare la coesione dell’esecutivo in un momento particolarmente sensibile, non solo sul piano giudiziario, ma anche su quello politico. Le prossime scadenze, infatti, vedono il governo alla prova delle Camere, per non parlare delle scadenze elettorali, a partire dal referendum sulle trivelle, passando per le amministrative, fino ad arrivare alla madre di tutte le battaglie, il referendum costituzionale. Ecco allora il ringraziamento, uno per uno, di tutti coloro che hanno lavorato alla stesura del Documento di economia e finanza, da Pier Carlo Padoan a Maria Elena Boschi, passando per Claudio De Vincenti. Nel governo, sono state le parole utilizzate da Renzi, “non e’ cambiato assolutamente nulla. Siamo il governo che fa quello che in tanti anni non e’ stato fatto”, rivendica il premier ribadendo “l’assoluta coesione” dell’esecutivo. “Quanto ai pettegolezzi, noi abbiamo il massimo rispetto del lavoro della magistratura, tutte le indagini sono aperte e il fatto che ci siano frasi piu’ o meno eleganti e’ qualcosa che colpisce l’opinione pubblica”, ma che non ha ripercussioni sul rapporto tra i ministri. Per essere piu’ chiaro alla platea di giornalisti che ha di fronte, Renzi cita le redazioni dei giornali: luoghi, dice, “in cui non credo che le conversazioni telefoniche siano sempre improntate all’eleganza…”.
L’unica crepa, dunque, rimane l’assenza, per il momento, del ministro allo Sviluppo Economico. “Nei prossimi giorni verificheremo le soluzioni piu’ idonee per sostituire Federica ed e’ del tutto evidente che il nostro impegno e’ quello di lavorare con grande determinazione perche’ questo Paese venga sbloccato. C’e’ un segno piu’ sulle infrastrutture, non bisogna essere keynesiani per capire che sbloccando le infrastrutture potremo ripartire”, ha spiegato il premier. Lo Sviluppo Economico, in una fase di timida ripresa della crescita, e’ fondamentale. Al momento alla plancia di comando del dicastero di Via Veneto rimangono persone di assoluta fiducia del premier, come Teresa Bellanova, viceministro in predicato di sostituire Guidi. Non solo: a Palazzo Chigi c’e’ anche Claudio De Vincenti, sottosegretario che conosce bene il funzionamento di quella macchina, per averlo potuto studiare da vicino prima come sottosegretario dei governi Monti e Letta e poi come viceministro con Renzi. Il presidente del consiglio, dunque, nel suo interim e’ ben affiancato, ma la necessita’ di arrivare il prima possibile alla scelta del successore della Guidi e’ dettata, oltre che da ragioni pratiche come i frequenti appuntamenti all’estero richiesti ad un premier, anche da ragioni di immagine e visibilita’, senza contare che prima si sceglie e prima ci si puo’ gettare alle spalle definitivamente la vicenda giudiziaria.