di Andrea Reale
Qualche mese fa, ricorda lo stesso Matteo Renzi, l’abbraccio lo vedeva al centro tra Angela Merkel e Alexis Tsipras. Ma il menage a trois “evidentemente non ha funzionato”. E allora oggi l’abbraccio è solo con Frau Angela, perchè la scelta del premier greco di insistere sul referendum chiude ogni possibilità: “E’ un errore, ma non sta a me decidere”, quasi allarga le braccia il premier. Che pure sembrava coltivare ancora qualche speranza di un cambiamento di rotta di Tsipras, “vedremo se si farà il referendum…”: in realtà, spiegano dalla delegazione che ha accompagnato il premier a Berlino, “ben venga un accordo, ma ormai non ci sarà”. Non che il premier non abbia lavorato per una soluzione diversa, e ancora stamattina spiegava in un discorso all’università Humboldt che il modo in cui la vicenda greca è stata gestita “non è certo il paradigma dell’Europa che vorremmo”. Renzi rivendica che “nei mesi, settimane e giorni scorsi abbiamo cercato di trovare un punto di intesa”, cercando di “far prevalere il buonsenso”. Ma di fronte alla determinazione di Tsipras, la scelta di Renzi è chiara: “Le regole vanno rispettate, altrimenti non si va da nessuna parte: non abbiamo tolto le baby pensioni agli italiani per lasciarle ai greci, non combattiamo l’evasione per permettere agli armatori greci di non pagare le tasse”.
Parole che Merkel ascolta annuendo, per ricambiare con una serie di complimenti a chi invece i “compiti a casa” li ha fatti: la cancelliera definisce “impressionante” il modo in cui Renzi “ha imposto” un “programma molto ambizioso di riforme”. E dunque ora “le prospettive per quanto riguarda la crescita in Italia sono buone, la direzione è quella giusta”. Bacchettate invece per lo studente meno diligente: “Abbiamo la necessità che ampie riforme siano fatte in Grecia per una crescita sostenibile”. Renzi si ritrova dunque sulla linea Merkel, quella di attendere il referendum di domenica: “Dopo vedremo”. Stamattina il premier lo aveva definito “un azzardo politico” di Tsipras, dopo il colloquio con la Merkel è diventato “un errore” tout court. E il motivo è semplice, e suona come un avvertimento al collega greco: “Non è detto che lunedì, nel caso in cui la posizione di Tsipras vincesse, le misure per i greci saranno più semplici o meno pesanti”. Insomma, se anche i greci votassero per il no, non è scontato che i leader europei scendano a più miti consigli, come scommette Tsipras. Perchè la scelta, ha ribadito Renzi, “è tra euro e dracma”, non certo “tra chi è più simpatico tra due leader politici”.
Due leader che sembrano piacersi reciprocamente appaiono invece oggi proprio Matteo e Angela: il premier italiano “ringrazia di cuore” per il supporto decisivo della Merkel nel Consiglio Ue sull’immigrazione, ammette di aver “copiato” il modello tedesco sul rapporto scuola-lavoro, e conferma la volontà di “correre più di tutti” sulla strada delle riforme: “Punto al referendum su quelle istituzionali nel giugno 2016, ma non sono ancora soddisfatto: su P.A. e tasse c’è ancora molto da fare”. Angela ricambia con gli apprezzamenti sulle riforme italiane, e non smentisce il premier che sostiene che entrambi credono in una Europa che “non sia solo parametri e vincoli di bilancio”. Perchè Renzi, pur trovandosi insieme alla Germania sulla vicenda greca, non rinuncia alla “terza via” tra l’austerity che “ha fallito” e “l’irresponsabilità” sui conti che ha condotto la Grecia nella situazione attuale. “Crescita” e “investimenti” sono ancora il mantra del premier, una volta declinato insieme al francese Hollande. Ma ora sia la posizione sulla Grecia sia lo scontro sui migranti (che vede i francesi contro la linea italiana e la Merkel invece a sostegno) sembrano disegnare un nuovo asse. Perchè “con Angela guidiamo due grandi Paesi” e, se “abbiamo idee diverse”, “ne discutiamo davanti a un bicchiere di vino o di birra”.