Renzi tentato da uninominale per trovare patto con Fi e Ncd
Torna l’amore per l’uninominale nel Pd, alla vigilia del colloquio tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Un incontro che servirà a registrare un patto politico che va ben oltre la legge elettorale e che, oggi, è stato preceduto dal faccia a faccia con un Angelino Alfano di nuovo preoccupato di rimanere schiacciato nella morsa Pd-Fi. Nelle ultime ore sono state tante le prese di posizione nel partito a favore dei collegi uninominali, da ultima quella di Gianni Cuperlo, che si è aggiunto a Roberto Giachetti e alla prodiana Sandra Zampa, che è anche vice-presidente del partito. Un ritorno alle origini che, secondo qualche parlamentare democratico, avrebbe soprattutto uno scopo tattico: quello di ricordare agli alleati che la mediazione che prevede capilista bloccati e preferenze per gli altri candidati è una via di mezzo tra le posizioni di tutti.
Ncd, infatti, sarebbe molto preoccupata del meccanismo misto preferenze-capilista bloccati, perché toglierebbe energia ai partiti piccoli. Un partito che elegge solo pochi parlamentari di fatto vedrebbe entrare solo i capilista e questo toglierebbe la spinta che viene dalla gara per le preferenze. Ma, soprattutto, Alfano chiede garanzie sulle soglie di sbarramento: al momento Berlusconi ha dato l’ok ad abbassare al 4% quella per i partiti coalizzati, ma non a ridurre quella per chi corre da solo. Per Ncd questo significherebbe dover tornare con un potere contrattuale quasi nullo da Fi. Per questo, oggi, Alfano ha voluto far pesare il nuovo raggruppamento centrista che in Parlamento conta diversi deputati e senatori.
Sullo sfondo, ovviamente, ci sono gli equilibri futuri di una maggioranza duplice, nella quale Fi – che partecipa solo alle riforme – si rivela sempre più centrale di quanto non siano gli alleati di governo. Il timore di Alfano è di vedere nei prossimi mesi arrivare il soccorso azzurro anche su qualche voto cruciale in materia economica, e questo porta Alfano ad alzare la posta. Renzi, ovviamente, sta bene attento a non far saltare i nervi agli alleati di governo, ma – spiegano i suoi – a questo punto ha bisogno anche di rilanciare la posizione storica del Pd, per non rimanere incastrato nei veti incrociati.