Renzi tira dritto in barba alla minoranza. Terza fiducia Camera sull’Italicum, ‘Aventino’ dalle opposizioni (VIDEO)
Serracchiani: “Siamo vicini al traguardo”. M5s-Fi-Lega-Sel-Fdi pronte a referendum: “Faremo di tutto per far saltare il provvedimento”
Passa senza intoppi anche la terza e ultima fiducia posta dal governo Renzi sulla legge elettorale: alla Camera la maggioranza regge, nonostante il pomeriggio pre-festivo, e perde solo 8 voti rispetto al secondo voto di fiducia mattutino: finisce con 342 sì, 15 no e un astenuto. Le opposizioni – tutte, da M5s a Fdi passando per Fi, Lega e Sel – scelgono l’Aventino. Nel mentre studiano una strategia “per far saltare il provvedimento”, in vista di lunedì sera quando si terrà il voto finale. E promettono di raccogliere firme per un referendum abrogativo che il sostegno anche del ribelle Pd Pippo Civati. Lo strappo che si era consumato in occasione della prima fiducia con una parte della minoranza dem non si ricuce: i dissidenti restano 38. Ma ad acuirsi è soprattutto lo scontro tra Pd e opposizioni. In conferenza dei capigruppo innanzitutto quando Forza Italia e Lega decidono di lasciare la riunione a fronte della decisione di fissare il voto finale sull’Italicum già lunedì sera esaminando i 65 ordini del giorno in 11 ore a partire da mezzogiorno con i tempi contingentati. Renato Brunetta e Massimiliano Fedriga se la prendono con la presidente della Camera, Laura Boldrini, accusandola di essere “la notaia” del Pd e di Renzi.
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Ettore Rosato, capogruppo reggente dei dem, la difende definendo “inaccettabili” e “sconcertanti” certi atteggiamenti. Nel pomeriggio Sel, M5S, Lega e Fi decidono di disertare il voto sulla terza fiducia. Rosato li stuzzica dicendo ai cronisti che “il vero motivo per cui le opposizioni non votano è che molti di loro se ne sono già andati e quindi non votare l’unico modo per non far vedere che i loro numeri calano”. A calare però seppure di poco sono i numeri della maggioranza: non partecipano al voto infatti due deputati di Per l’Italia-Centro Democratico (Gian Luigi Gigli e Mario Caruso), tre di Scelta Civica (Adriana Galgano, Salvatore Matarrese, Valentina Vezzali), sei di Area Popolare (Antonino Bosco, Angelo Cera, Nunzia De Girolamo, Giuseppe De Mita, Antonino Minardo e Filippo Piccone). Il presidente dei deputati di Sel, Arturo Scotto, lo fa notare e attacca: “Noi non facciamo ponti. saremo in piazza con i lavoratori per il primo maggio: non abbiamo votato perché dopo la terza fiducia Renzi non si è neanche degnato di mettere piede in Aula. Se si guardano i numeri della maggioranza che scendono si capisce chi è partito prima per andare a fare il ponte”.
Il commento del Pd alla terza fiducia è affidato alla vicesegretaria Debora Serracchiani: “Siamo vicini al traguardo e auspico che nel voto finale si ritrovino anche coloro che hanno approvato questo testo nei precedenti passaggi parlamentari”. Vedi Forza Italia. Ma le opposizioni sembrano voler fare fronte comune anche lunedì: perde terreno l’ipotesi di chiedere lo scrutinio segreto, che in occasione del voto sulle pregiudiziali ha determinato un allargamento del fronte pro-Italicum, mentre si sta valutando di scegliere l’Aventino anche in occasione del voto finale. “Faremo di tutto per far saltare il provvedimento”, assicura Scotto. In alternativa, Sel, M5S, Fi e Fratelli d’Italia lanciano già il referendum abrogativo. La Lega per ora non si pronuncia. Nel Pd Civati plaude e si dice pronto a preparare subito i quesiti.