di Giuseppe Novelli
“I numeri sono come pietre: il risultato è oggettivamente non buono per il Pd e dà un segnale molto chiaro a Renzi, al governo, a tutto il Pd, questo è un problema vero e bisogna capire le ragioni di questo voto”, ha detto il leader della minoranza dem che ha convocato una riunione di tutte le componenti di ‘opposizione’ a Renzi per un’assemblea giovedì al Nazareno, prima della Direzione di venerdì. Speranza chiede “con forza un cambiamento di rotta: non si può far finta di nulla, guai a mettere la testa sotto la sabbia”. “Non mi convince l’idea che si perde perché non si è spinta la rottamazione fino in fondo. Non mi convince l’idea che si vince solamente con volti ‘giovani e belli’ e che la battaglia politica possa ridursi a un fattore biografico o estetico”, dice Cuperlo, secondo il quale il problema non è il doppio incarico di Renzi: “Non mi convince la sicurezza che porta alcuni a chiedere come primo atto la distinzione tra la carica di segretario e quelladi premier”.
Piuttosto serve “una correzione seria della rotta che per me significa una svolta culturale, politica, dell’identità di un centrosinistra di governo”. Il segretario-premier non ha ancora commentato ma entro la giornata sicuramente farà sentire la sua. L’unico a chiarire la posizione della dirigenza dem è stato il vicesegretario Lorenzo Guerini che ha chiarito: “la sconfitta del Pd a Roma e a Torino e in altri comuni “non avrà conseguenze sul governo”, pur ammettendo che “non è un turno amministrativo che ci vede soddisfatti” soprattutto “il risultato non in linea con le previsioni della vigilia è quello di Torino. E’ una sconfitta che ci lascia molto delusi”, ha detto in un’intervista. Il presidente del Pd invece è stato più duro e ha ribadito la necessità “di convocare il congresso entro ottobre, questo prevedono le nostre regole. E questo accadrà. Quella sarà la sede in cui faremo le scelte, ma è ovvio che abbiamo bisogno di discutere, da subito”. “Dopo un risultato come quello di Roma credo che solo una cosa non si possa fare: discutere per finta – ha sottolineato Orfini -. Abbiamo il dovere della sincerità. Che significa riconoscere gli errori, ma anche ricostruire i fatti con precisione per evitare di sbagliare ancora. E vale per tutti, prima di tutto per me”.