Renzi zavorra la Sicilia. Corte dei conti: comportamenti “non sempre ispirati ai principi di leale collaborazione”

“Ritardi degli organi statali”, come il Cipe, e comportamenti “non sempre ispirati ai principi di leale collaborazione”, hanno comportato a valere sul consuntivo 2014, un pesante taglio delle entrate correnti devolute pari a 585,5 milioni di euro, “che ha messo in crisi la liquidita’ della Regione”, determinando, anche, “difficolta’ nell’approvazione del bilancio del 2015”, oltre che un riflesso negativo di pari entita’ sul risultato dell’esercizio 2014. Ha rilevato anche questo la Corte dei Conti della Regione siciliana in sede di parifica del rendiconto generale del 2014. Per la relatrice delle Sezione riunite della magistratura contabile Licia Centro, occorre, altresi’, tener conto della circostanza che, per gli altri 553,2 milioni di euro, il concorso alla finanza pubblica ha inciso pur sempre su risorse di parte corrente, ancorche’ compensate mediante l’utilizzo di parte delle somme dovute dallo Stato per effetto della sentenza della Corte costituzionale del 24 ottobre 2012: “Orbene, tenuto conto che la disposizione dichiarata costituzionalmente illegittima risale al 2011, appare evidente che, laddove le entrate spettanti fossero state prontamente restituite alla Regione, quest’ultima avrebbe potuto utilizzarle, nell’ambito della propria autonomia statutaria”.

Tali entrate, quantificate “forfettariamente e unilateralmente dal Mef”, hanno formato oggetto di un piu’ ampio accordo tra il ministro dell’Economia e il Presidente della Regione solamente nel mese di giugno del 2014. Considerazioni analoghe valgono in relazione al mancato versamento, nel corso del 2014, dei 50,2 milioni spettanti alla Regione siciliana ai sensi dell’articolo 37 dello Statuto. Cosi’, si ritiene “improcrastinabile” la ripresa dei lavori della Commissione paritetica Stato-Regione, “per la costruzione di un percorso di riforma delle norme di attuazione dello Statuto che tenga conto delle profonde trasformazioni intervenute nel sistema fiscale e della riscossione, oltre che della peculiare realta’ territoriale della Regione siciliana, come ribadito recentemente anche dalla Corte costituzionale, chiamata a dirimere sempre piu’ frequentemente conflitti tra Stato e Regione in tema di riparto di risorse finanziarie”. Tuttavia, malgrado numerose misure “ispirate a rigorose politiche d’intervento”, i conti della Regione siciliana vanno peggiorando. I giudici sottolineano una “condizione di difficile sostenibilità dei conti pubblici regionali”. E richiamano il “generalizzato e significativo deterioramento dei saldi fondamentali di bilancio, che presentano significative involuzioni rispetto al 2013 e valori negativi anche per quelle poste che, invece, avevano realizzato risultati negativi”. Fra i dati più critici quelli della sanità che è stata di 9 miliardi e 508 milioni: 615 milioni in più rispetto al 2013. Per la salute dei suoi cittadini la Regione siciliana impegna il 54 per certo dell’intera spesa che nel 2014 è stata di 17 miliardi e 599 milioni.

CROCETTA “La Corte ci ha detto che i derivati non li abbiamo creati noi, che lo Stato ha tagliato i fondi Pac è una serie di altri finanziamenti che a fine anno 2014 ci ha impedito di trovare la copertura su diverse voci del bilancio”. Lo ha detto il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta. “Quando sono critico verso questa sottrazione di risorse sollevo un problema vero – ha aggiunto – ma mi si dice che c’è l’ ho con Renzi e Faraone”. “Il giudizio della Corte dei Conti – ha proseguito il governatore – si svolge ancora con un rito antico, perche’ c’è’ la requisitoria del Pm, ma non si permette all’imputato di difendersi”. In ogni caso, “la verità’ e’ che i mancati trasferimenti dello Stato hanno creato un deficit per noi assolutamente imprevisto nella fase di bilancio a fine anno”.

BACCEI “Un piano di rientro triennale e’ quello che stiamo cercando di fare. Quest’anno stiamo lavorando sui 300 milioni di euro, che chiudono il bilancio 2015. Abbiamo fatto parecchie poste straordinarie che non potremo utilizzare l’anno prossimo nella stessa misura. Diciamo che l’emergenza per il 2016 diciamo e’, se non maggiore, uguale al 2015. L’emergenza rimane”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei. La Corte, infatti, ha auspicato un piano di rientro triennale dal momento che il deficit ammonta a circa 8 miliardi di euro, da concordare con il governo centrale.

 

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