Renziani puntano su due turni, Italicum corretto. Si e M5s pronti alla rivolta
Si tratta della 30ma proposta di legge presentata in commissione. Tutto rinviato a dopo congresso Pd
Alla fine maggio mette tutti d’accordo. Fatta eccezione per Sinistra italiana e Movimento 5 Stelle, le forze politiche decidono di mettere fine al balletto delle date e indicare il mese di maggio, precisamente le prime settimane, come il momento giusto in cui avviare in Aula alla Camera l’esame della legge elettorale. Il che, tradotto, significa che tutti i capigruppo di Montecitorio hanno deciso di ammettere ufficialmente che finche’ non si sara’ svolto il congresso del Pd e non si saranno tenute le primarie, fissate per domenica 30 aprile, nulla succedera’ di concreto sulla legge elettorale. E cosi’, in conferenza dei capigruppo si decide che se ne riparla a maggio, dopo che si sono consumati gia’ ben due rinvii. Anzi, i capigruppo si spingono anche oltre e condividono un calendario di massima prevedendo che il via libera definitivo possa arrivare prima della pausa estiva. Altro elemento che fa presagire un prossimo sblocco dell’impasse e’ che il Pd, pur continuando a sostenere che il Mattarellum sarebbe la soluzione migliore, dopo l’ennesima bocciatura da parte di ex sostenitori del sistema di voto precedente al Porcellum (oggi e’ stata la volta di Fratelli d’Italia e di Orlando e i suoi sostenitori), prende atto e ammette che i numeri sul Mattarellum non ci sono. Non solo. Contemporaneamente, torna a farsi largo tra i renziani l’ipotesi – per la verita’ gia’ circolata nei giorni scorsi, ma ‘offuscata’ dalle dichiarazioni pro e contro il Mattarellum – di puntare su un Italicum ‘ritoccato’, ovvero opportunamente modificato.
Si tratta della 30ma proposta di legge presentata in commissione lo scorso 13 marzo, quindi piu’ di 10 giorni fa e mentre i vertici renziani del Pd continuavano a sostenere la linea ferma sul Mattarellum. La proposta di legge, che ha come primi firmatari i deputati renziani Fragomeli, Malpezzi, Rotta, e’ di fatto un sistema maggioritario, ma qualora nessun partito dovesse vincere, allora scatterebbe il proporzionale. Da segnalare il ritorno del doppio turno, ma ‘corretto’ seguendo le indicazioni contenute nelle motivazioni della sentenza della Consulta: viene introdotta la soglia minima del 20% per poter accedere al secondo turno. Inoltre, viene previsto un quorum di validita’ al secondo turno, pari al 50 per cento piu’ uno degli aventi diritto al voto. Per ottenere il premio di maggioranza bisogna incassare almeno il 40% dei voti sia al Senato che alla Camera. Il premio resta alla lista e non alla coalizione, come nell’Italicum pre-Consulta. Si legge nella relazioni dei tre renziani firmatari della proposta di legge: “Nella sentenza la Consulta, pur censurando il turno di ballottaggio come era previsto” dall’Italicum entrato in vigore nel luglio del 2016, “non ha precluso in termini assoluti la previsione di elezioni organizzate in piu’ turni elettorali, purche’ il sistema tenda a garantire, da una parte, la governabilita’ e, dall’altra, la rappresentanza di partiti o gruppi politici anche minori”. Inoltre, l’Italicum corretto prevede sia una soglia per l’assegnazione del premio di maggioranza, sia una di soglia di sbarramento (del 3 per cento) per l’accesso alla ripartizione dei seggi.
Scende dal 40 al 37% la soglia minima per ottenere il premio di maggioranza. C’e’ poi, appunto, un secondo turno elettorale, si legge nella relazione, “finalizzato a mantenere una connotazione maggioritaria del sistema elettorale della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica con la riduzione della soglia minima (del 37 per cento) per l’assegnazione del premio di maggioranza del 52 per cento dei seggi; al fine di contemperare il principio di governabilita’ con il principio di rappresentanza, l’estensione della partecipazione al secondo turno a tutte le liste che superino la soglia del 20 per cento: la scelta e’ legata alla considerazione che in sistemi non bipolari si prevede una forte contendibilita’ del premio di maggioranza al secondo turno, che non puo’ escludere a priori formazioni politiche forti di un significativo consenso elettorale; l’introduzione di un quorum di validita’ al secondo turno (50 per cento piu’ uno degli aventi diritto al voto), al fine di collegare l’assegnazione del premio di maggioranza a un minimo livello di partecipazione elettorale”. L’Italicum corretto, o ‘2.0’ come qualcuno tra i deputati dem l’ha gia’ ribattezzato, prevede inoltre un’applicazione omogenea dei sistemi elettorali della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, “con conseguente pieno riconoscimento del premio di governabilita’, a fronte di un programma di governo omogeneo che deve superare due passaggi elettorali e raggiungere una soglia minima nell’elezione di entrambe le Camere”. Altro dato importante e’ che “solo nel caso in cui non superino le soglie previste, le maggioranze di governo si formeranno in Parlamento. Conseguentemente, in ordine all’attribuzione del premio di maggioranza e per garantire l’omogeneita’ del rapporto maggioranza-minoranza, si ritiene opportuno condizionarne l’attribuzione, in entrambe le Camere, al raggiungimento contestuale del 40 per cento (37 per cento al secondo turno) dei voti validi da parte della lista, su base nazionale e distintamente, nell’elezione sia della Camera dei deputati, sia del Senato della Repubblica”. Infine, “solo se nel secondo turno elettorale nessuna forza politica raggiungesse la soglia per l’assegnazione del premio di governabilita’, la distribuzione dei seggi parlamentari avverrebbe in termini proporzionali secondo i risultati del primo turno elettorale”.