E’ scesa in campo anche Maria Elena Boschi: “I principali collaboratori di Zingaretti propongono liste alle europee insieme agli scissionisti di D’Alema per aprire poi un dialogo con il Movimento 5 Stelle. E’ davvero questo il Pd del futuro?”, si e’ chiesta l’ex ministro. L’intervista di Luca Lotti ha aperto di fatto la campagna dei renziani al fianco di Maurizio Martina. Il fronte vicino all’ex premier (il senatore di Scandicci sta tornando dalla Cina e si tiene sempre fuori dal dibattito congressuale) si e’ schierato compatto a sostegno dell’ex ministro dell’Agricoltura. La sfida tra quest’ultimo e il governatore della regione Lazio si e’ accesa sul tema che da mesi e’ oggetto di discussione nel Pd: Dialogare o no con M5s? Per Zingaretti Lega e M5s sono forze diverse e in ogni caso occorre – questa la sua tesi – recuperare proprio quell’elettorato anche ha abbandonato il Pd, senza per questo formare insieme ai pentastellati un governo insieme.[irp]
Un ragionamento che viene respinto soprattutto dai renziani che lavorano affinche’ Zingaretti non raggiunga il 51% alle primarie del 3 marzo. Ma sullo sfondo la ‘querelle’ nel partito del Nazareno verte anche sulla prospettiva di archiviare definitivamente il ‘renzismo’. “Lo stesso gruppo dirigente responsabile della sconfitta si e’ candidato con l’ex vicesegretario. E’ legittimo ma bisogna voltare pagina”, l’osservazione del governatore della regione Lazio. I renziani, Marcucci in testa, hanno reagito in modo netto. Come in modo netto ha reagito Zingaretti alla prospettiva di un accordo con D’Alema per le Europee. “Sono buffonate”, ha tagliato corto. In attesa di capire le mosse di chi si e’ messo di fatto sull’uscio del Pd, come Renzi e Calenda, la corsa per le primarie va avanti tra le polemiche. Ma all’interno del mondo del centrosinistra diversi ‘big’ stanno spingendo, riferiscono fonti parlamentari, perche’ per le Europee si realizzi una sorta di ‘nuovo Ulivo’.[irp]
Ovvero alleanze strategiche tra chi vuole puntare ad un accordo con i socialisti (Zingaretti) e chi, invece, guarda a ‘En Marche’ e ai liberali. “Ora – sottolinea un ex esponente del Pd – litigano tutti ma quando si dovra’ fare sul serio e si capira’ che M5s e Lega rischiano di fare il pieno, allora il quadro cambiera’ e si cerchera’ l’unita’”. Manovre che nel caso dovranno partire da gennaio e che secondo questa tesi dovrebbero portare ad un compromesso anche tra chi – come Zingaretti e Renzi – si dividono sul modo di vedere il passato, il presente e il futuro del partito. Al momento in ogni caso non ci sono le condizioni per alcun tipo di esperimento ma c’e’ anche chi in casa dem registra un certo interessamento da parte del mondo delle imprese e dei fondi di investimento – deluso dalla manovra giallo-verde – verso il campo del centrosinistra e soprattutto verso progetti nuovi che potrebbero nascere su questo fronte.