Resa dei conti, Renzi riunisce a Expo assemblea Pd. Minoranza fa muro su Verdini

TORMENTI DEMOCRATICI A Milano relazione del segretario. Bersani non parla, D’Alema assente

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Il parlamentino Pd si riunisce oggi a Milano, Matteo Renzi ha scelto l’Expo per ospitare l’assemblea Pd convocata innanzitutto per “adempimenti statutari” ma che sarà innanzitutto un palcoscenico per il segretario-premier alla vigilia della pausa estiva. Riforme, unità del partito, azione di governo: Renzi parlerà di tutto questo davanti a una platea che non prevede il tutto esaurito, visto che diversi leader della minoranza diserteranno. Non ci sarà Massimo D’Alema, non andrà Rosy Bindi, impegnata in Sicilia per l’anniversario della morte di Paolo Borsellino, è in forse persino Pier Luigi Bersani e, comunque, l’ex segretario non dovrebbe intervenire nemmeno se decidesse di andare. Le posizioni della minoranza saranno affidate a Roberto Speranza e a Gianni Cuperlo, ammesso che decidano di prendere la parola. Molto dipenderà dal discorso che farà Renzi, il premier aprirà i lavori e parlerà a lungo, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari Pd.

La minoranza, al momento, aspetta, dopo che nei giorni scorsi, e ieri stesso, ha alzato le barricate nei confronti dell’ipotesi di un soccorso verdiniano sulle riforme. “Matteo Renzi – ha ripetuto Speranza – deve evitare patti con Verdini e con i senatori amici di Cosentino e Lombardo. Il soccorso da parte di un gruppo di transfughi di area berlusconiana è una scorciatoia pericolosa”. Parole identiche a quelle pronunciate giovedì sera da Bersani alla Festa dell’Unità di Roma: “Se si vuole fare un’operazione politica per snaturare il Pd, non glielo consentiremo. Non metto un piede fuori dal partito, io combatto dentro e dico che se vuoi fare il sangue senza i globuli rossi, diventa acqua. Se arrivo un intruso in casa, lo mando fuori”. Oggi, però, la sinistra Pd ascolterà innanzitutto il discorso di Renzi, cercherà di capire se il segretario si deciderà a tendere la mano, aprendo ad una gestione più collegiale del partito, o se rilancerà la sfida. La minoranza Pd vuole rassicurazioni che sulle riforme non verrà emarginata sfruttando i voti di Verdini e dei suoi e chiede anche di aprire il tavolo in vista delle amministrative del prossimo anno.

Sullo sfondo, la richiesta di una sorta di ‘referendum’ sulla linea Renzi, sotto forma di “conferenza programmatica”, come propone il bersaniano Alfredo D’Attorre su Huffington post: “Se la legislatura deve andare avanti, è indispensabile almeno una verifica democratica sulle cose da fare nel partito che esprime il segretario-premier e la stragrande maggioranza dei parlamentari che sostengono il governo. Si vuole evitare un Congresso in cui si discuta solo di nomi e di gruppi dirigenti? Bene, lasciamo pure da parte questo aspetto, ma si convochi in autunno una vera conferenza programmatica”. Al momento, non sembra nemmeno che Renzi abbia intenzione di replicare alle accuse sullo “snaturamento” che il Pd rischierebbe a causa di Verdini. “Assolutamente non ne parlerà”, dice uno degli uomini vicini al premier. “Lui parlerà dell’Italia e della missione del Pd”, ovvero spiegherà qual è secondo lui il ruolo del Pd in questa fase storica. Ma il segretario-premier spesso decide all’ultimo minuto il taglio da dare agli incontri del Pd e non è detto che il tema-Verdini alla fine possa rientrare nella relazione.