Resta l’impasse per eleggere lo speaker alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Il repubblicano Kevin McCarthy è stato sconfitto anche alla decima votazione. Il democratico Hakim Jeffrey ha raccolto invece tutti i 212 voti dei colleghi. L’ultima volta che la Camera non era riuscita a eleggere il nuovo speaker fu nel 1923: allora ci vollero nove votazioni, nel corso di tre giorni. McCarthy, sostenuto da gran parte del suo partito che ha la maggioranza alla Camera (seppur piccola: 222 voti contro i 212 dei Democratici), per essere eletto avrebbe dovuto ottenere almeno 218 voti.
Dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza, Kevin McCarthy si era molto avvicinato alle sue posizioni, diventandone uno degli alleati più fedeli. Per questo, è considerato un candidato trumpiano e tutt’altro che moderato. Ma un piccolo gruppo di Repubblicani radicali, anche loro fedeli a Trump ma convinti che il Partito Repubblicano vada riformato per essere ancora più estremista e indisponibile al dialogo con i Democratici, si oppone alla sua nomina a speaker.
È possibile che nelle prossime votazioni McCarthy riuscirà a trovare un accordo con i deputati dissidenti, facendo loro ampie concessioni (per esempio accettando che il suo mandato sia a termine, o di avviare i lavori su riforme e leggi particolarmente care all’ala destra del partito). Non è da escludere, tuttavia, che il Partito Repubblicano riterrà la candidatura di McCarthy non adeguata, e cercherà un altro candidato capace di raccogliere meglio i favori dell’ala più estremista del partito.