La prossima frontiera delle reti mobili si chiama 5G ma, a differenza delle generazioni precedenti, rappresenta un cambiamento strutturale nel mondo delle comunicazioni. Integrando all’elettronica la fotonica, oltre a una maggiore velocità di navigazione, il 5G permetterà di mettere in connessione tra loro gli oggetti, per quella che viene ormai ribattezzata l’internet delle cose, come spiega Roberto Sabella direttore centro ricerca e sviluppo di Ericsson: “Vuol dire sostenere capacità di comunicazione dati enorme, dare la possibilità di reagire prontamente allo stimolo, pensate al caso in cui un operatore voglia controllare un robot che sta facendo un’operazione rischiosa, questa persona deve avere un controllo tattile dei bracci meccanici del robot e delle azioni che può fare”. Il centro ricerca di Ericsson è in prima fila nello sviluppo della rete 5G, grazie alla collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che mette a disposizione, tra l’altro, il Centro per le Tecnologie Fotoniche, una camera bianca da 12 milioni di euro, realizzata con il contributo della Regione Toscana, per la realizzazione dei chip fotonici. Giancarlo Prati, direttore dell’Istituto di Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione e della Percezione del Sant’Anna: “E’ una cosa che consente alle aziende di accedere a una tecnologia che l’Ue ha dichiarato essere del XXI secolo, una delle tecnologie che cambierà in qualche modo la realtà quotidiana”.