Revenge porn, è di natura sessuale un caso di cyberbullismo su tre

Revenge porn, è di natura sessuale un caso di cyberbullismo su tre
16 marzo 2018

Il cyberbullismo colpisce sempre più la sfera intima dei nostri ragazzi. Un fenomeno indotto anche dall’uso distorto che oggi i ragazzi fanno della Rete, in particolare della pratica del sexting. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza insieme a Skuola.net. Già dagli 11 anni di età, infatti, in tanti sono i ragazzi tentati dalla moda di scattarsi selfie intimi, senza vestiti o a sfondo sessuale e di inviare le immagini o i video al proprio fidanzatino, agli amici, nelle chat di gruppo. Si chiama sexting e parliamo di una pratica messa in atto abitualmente dal 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni, di cui il 70% è costituito da ragazze. I numeri salgono al crescere dell’età: infatti, tra i 14 e i 19 anni, la proporzione è di circa 1 adolescente su 10. Le ragazze, quindi, sono la categoria più a rischio dal punto di vista della diffusione di materiale intimo e privato e spesso sono anche vittime della cosiddetta revenge porn (la ‘vendetta pornografica’). Questo fenomeno si verifica quando l’ex partner si vendica per essere stato lasciato o tradito, pubblicando sui social o nelle chat materiale di natura sessuale, al solo scopo di procurare danno all’altra persona e di esporla alla pubblica gogna. Può succedere anche nelle amicizie, dove ci si vendica di un torto subito inviando contenuti intimi. Per valutare la pericolosità della revenge porn, basta dire che in più di un caso ha portato le vittime al suicidio o, nella migliore delle ipotesi, a importanti problemi psicopatologici come vissuti ansiosi e depressivi.

Inoltre, al di là dello scambio del materiale hot, è sempre più emergente il problema del cyberbullismo derivante dalla diffusione di immagini hard o intime. Casi circoscritti? Non proprio, visto che il 33% degli episodi di ‘bullismo virtuale’ è proprio a sfondo sessuale. Ma, in realtà, le variabili in gioco sono tante, perché le violenze legate all’abuso dei sentimenti, possono anche superare la sfera virtuale e invadere la vita privata, generalmente di una ragazza. Un esempio di questo tipo di condotte è quello che in gergo i ragazzi hanno chiamato ‘Pull a pig’ (letteralmente ‘inganna il maiale’), che vede un gruppo di amici fare a gara per riuscire ad avvicinare una ragazza, considerata poco avvenente, con lo scopo di conquistarla e magari portarla a letto per poi umiliarla dicendole che era tutto uno scherzo. Si tratta comunque di un fenomeno assolutamente non attuale, già presente in diverse varianti e con differenti nomi. In un’età particolare come quella dell’adolescenza, il comportamento dei ragazzi nei confronti dei propri coetanei presi di mira per il loro aspetto fisico, è da tenere sicuramente sotto controllo. Per lanciare l’allarme, basterebbe dire che il 22% degli adolescenti – dai 14 ai 19 anni – ammette di aver preso in giro intenzionalmente un compagno o un amico solo perché in sovrappeso. Leggermente meglio i dati sui più piccoli: dagli 11 ai 13 anni, la quota si ferma al 18%. In genere, gli autori di queste prepotenze, sono i maschi (65%).

“Da anni monitoriamo questo tipo di fenomeni e, negli ultimi anni, abbiamo osservato la loro crescita esponenziale – commenta Daniele Grassucci, co-founder e responsabile dell’area editoriale di Skuola.net – Noi crediamo che, per invertire la tendenza, bisognerebbe far entrare l’educazione all’affettività nelle scuole. Una richiesta che gli stessi studenti ci hanno fatto in più di un’occasione. Una proposta che, perciò, è finita tra le priorità del nostro Manifesto per la scuola del futuro. Il fatto che tale impegno, nel corso dell’ultima campagna elettorale, sia stato preso dai principali leader politici ci lascia sperare che presto diventi realtà”. “In tutti questi anni di attività di ricerca e di lavoro clinico con bambini e adolescenti, abbiamo rilevato il drastico abbassamento dell’età e il coinvolgimento di preadolescenti in pratiche di tipo sessuale senza avere l’educazione e gli strumenti adeguati per valutare le possibili conseguenze e il reale rischio legato ai comportamenti che mettono in atto – sottolinea Maura Manca, psicoterapeuta e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza – Un’assoluta normalizzazione della condivisione di materiale intimo e privato, come dichiarano loro nei vari incontri che facciamo nelle scuole: ‘se non la condividi, cosa la fai fare una foto?’. Se vogliamo evitare questa tecno-mediazione anche della sessualità e dei sentimenti, si deve intervenire fin da quando sono piccoli con il parlare di sesso e affettività in maniera corretta, visto che da quando sono bambini si approcciano alla pornografia in rete”.

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