Il 10 aprile scorso, quando e’ stato sentito dai magistrati della Procura di Roma che lo avevano indagato per concorso in riciclaggio, Gianfranco Fini aveva negato ogni accusa, precisando come il suo coinvolgimento fosse “frutto delle false dichiarazioni rese da Amedeo Laboccetta (ex parlamentare, ndr) e delle millanterie di Giancarlo Tulliani (il cognato, ndr) nei confronti suoi e della sorella Elisabetta, per accreditarsi con Francesco Corallo”, il ‘re delle slot’. Adesso, a seguito della parziale ‘discovery’ di quell’atto istruttorio contenuto nel decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Simonetta D’Alessandro di due polizze a lui intestate, si viene sapere che “quella negatoria di Fini e’ del tutto inverosimile”, per chi indaga, “ove si pensi al capo di imputazione contestato, vicenda cruciale e nevralgica, snodo essenziale, reato fondante dell’intera serie criminosa ricostruita”. Si tratta del riciclaggio attribuito all’ex presidente della Camera in concorso con Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, titolari delle societa’ offshore Printemps, Timara e Jayden Holding: i tre, d’intesa, “mettevano a disposizione i conti correnti di queste societa’ per ricevere ingenti somme di denaro dal conto corrente acceso presso Fcib ed intestato alla societa’ offshore Dawn Properties riconducibile a Francesco Corallo su cui era delegato ad operare in qualita’ di director Rudolf Baetsen, con la consapevolezza della provenienza delittuosa (associazione, peculato), consentendo la realizzazione del segmento finale del flusso finale tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco, Santa Lucia”.
“Con riferimento all’incontro tra Elisabetta e Laboccetta presso lo studio dell’avvocato Consolo – spiegava Fini in quell’interrogatorio di un mese e mezzo fa davanti ai pm – so che effettivamente c’e’ stato ma l’ho saputo solo di recente per averne chiesto spiegazioni ad Elisabetta dopo averlo letto nelle carte dell’inchiesta. Elisabetta mi ha spiegato che aveva chiesto lei all’avvocato Consolo con cui aveva amicizia questo incontro con Laboccetta perche’ pensava fosse amico del fratello; stiamo parlando del 2014 o poco prima”. E ancora l’ex presidente della Camera ai pm: “Elisabetta voleva sapere per quale motivo Laboccetta mi era cosi’ ostile e continuava a gettare fango su di noi. Elisabetta mi ha spiegato che non e’ vero che chiese a Laboccetta di contattare Corallo, del resto non avrebbe avuto alcun senso, perche’ non poteva certo aiutare Corallo con riferimento alle vicende giudiziarie milanese oppure comunicargli buone notizie al riguardo”. Nel suo interrogatorio, Fini ha escluso di aver presentato Giancarlo Tulliani a Laboccetta o a Francesco Corallo, ma non sa come Tulliani abbia potuto conoscere l’ex parlamentare o lo stesso ‘re delle slot’: “Ho conosciuto Giancarlo al Policlinico Gemelli in occasione della nascita di mia figlia il 2 dicembre 207. Quindi nel corso del 207 non c’e’ stato mai alcun incontro tra me, Giancarlo Tulliani e Laboccetta. Non e’ vero – e’ la versione di Fini – quanto e’ stato dichiarato da Laboccetta circa la mia conoscenza della trattativa immobiliare tra Atlantis e Windrose di Giancarlo Tulliani. Del resto questa trattativa sarebbe avvenuta prima che io conoscessi Giancarlo. Non so come lui sia entrato in contato con Corallo, forse attraverso Laboccetta. E non so dire come Laboccetta abbia conosciuto Giancarlo”. Eppure, si legge nel provvedimento di sequestro delle due polizze da parte del gip D’Alessandro, “risultano mail rinvenute all’interno di un pc sequestrato il 13 dicembre scorso a Giancarlo Tulliani, che fissano l’inizio dei rapporti tra la famiglia Tulliani e Corallo almeno sin dal giugno 207, proprio come indicato da Laboccetta”.
Quanto alla partecipazione di Corallo agli esclusivi festeggiamenti (nel dicembre 2008 e nel 2010) organizzati per le figlie di Fini ed Elisabetta Tulliani presso l’appartamento riservato al presidente della camera a Montecitorio, lo stesso Fini – scrive il gip – non puo’ negarla ma attribuisce l’invito (almeno il primo) ad una iniziativa di Giancarlo Tulliani. “Fu Giancarlo alla chiedere alla sorella – ha cosi’ fatto mettere a verbale Fini – se Corallo e Laboccetta potevano venire al primo compleano di mia figlia. Le risposi che non avevo nulla in contrario. Giancarlo era molto abile nell’accreditarsi con Corallo e voleva dimostrare di essere influente su di me, anche attraverso sua sorella. In questo periodo io sapevo solo che Giancarlo era affittuario dell’appartamento di Montecarlo ma non che ne fosse proprietario ne’ che fosse lui il ‘beneficial owner’ delle societa’ Printemps o Timara. Cio’ lo appresi a dicembre 2010, del resto a settembre 2010 avevo dichiarato che mi sarei dimesso. Nel secondo festeggiamento, in occasione del battesimo di mia figlia, a primavera 2010, non escludo di aver chiesto io a Laboccetta e Corallo di essere presenti al festeggiamento. Ma anche in questo caso ero perfettamente all’oscuro di tutto”. Ragiona adesso il gip D’Alessandro: “Viene da chiedersi tuttavia perche’ Fini non si meraviglio’ (e, conseguentemente, non ebbe nulla in contrario) della richiesta di Giancarlo Tulliani di invitare Corallo (e Laboccetta) ad un festeggiamento cosi’ intimo ed esclusivo, se non conosceva, nel dicembre 2008, l’esistenza di pregressi rapporti tra i tre. Occorre ricordare – scrive ancora il giudice – che a dicembre 208 Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, attraverso le loro societa’ off shore avevano gia’ ottenuto da Corallo un milione e 587mila euro. Mentre tra il primo e il secondo festeggiamento Giancarlo Tulliani aveva ricevuto un altro trasferimento di 200mila euro e Sergio Tulliani aveva ricevuto 2,4 milioni di euro. Quindi – conclude il gip – Elisabetta Tulliani era ben consapevole di aver invitato un amico generoso”.