Riciclaggio, ordine arresto per G. Tulliani. Fini: ho chiesto di essere interrogato
Il genero dell’ex presidente della Camera e’ risultato irreperibile quindi provvedimento restrittivo non e’ stato eseguito.
Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e’ stata firmata dal gip Simonetta D’Alessandro nei confronti di Giancarlo Tulliani per il reato di riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti (ritenuti illeciti) della famiglia con il re delle slot Francesco Corallo. Il genero dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, anche lui indagato per lo stesso reato, e’ risultato pero’ irreperibile: e’ residente da tempo nel Dubai e il provvedimento restrittivo, sollecitato dal pm Barbara Sargenti e dall’aggiunto Michele Prestipino, non e’ stato eseguito. La misura cautelare e’ stata avanzata nei confronti di Giancarlo Tulliani dopo l’esecuzione di un sequestro preventivo di beni, pari a 5 milioni di euro, da parte dei militari della Guardia di Finanza dello Scico il 14 febbraio scorso nei confronti dello stesso Tulliani, del padre Sergio e della sorella Elisabetta, cui sono contestati plurimi reati di riciclaggio, a loro riconducibili, e che vedono come concorrente, in alcuni di essi, Fini.
Giancarlo Tulliani, per la Procura di Roma e per il gip Simonetta D’Alessandro, deve essere arrestato perche’, sfruttando attivamente i rapporti finanziario con il re delle slot Francesco Corallo e con la sua galassia societaria, si e’ reso protagonista ‘seriale’ di numerosi episodi di riciclaggio che si sono snodati tra il 2008 e il 2015, un lungo periodo che ha visto coinvolti anche sua sorella Elisabetta e Gianfranco Fini. Dopo le perquisizioni del 13 dicembre scorso da parte della Finanza che ha trovato il suo appartamento in uno stato di disordine tale come se fosse stato abbandonato in fretta e in furia, il cognato di Fini (e non genero, come detto erroneamente in precedenza) ha cercato, senza riuscire nell’intento, di far trasferire 520mila euro da un conto acceso presso Mps a un altro aperto in un banca di Dubai.
Nell’ordinanza cautelare si da’ conto anche di diverse conversazioni telefoniche intercettate con altri familiari da cui emerge la volonta’ di Tulliani di allontanarsi dall’Italia per evitare guai ulteriori e di restare negli Emirati Arabi dove puo’ contare su una serie di relazioni importanti, personali e imprenditoriali. Per i magistrati, quella di Tulliani e’ una strategia criminale pervicace e reiterata, agevolata dai contatti con il mondo istituzionale e della politica e dall’abilita’ dello stesso indagato a muoversi in un ambito internazionale. La fuga nei giorni delle perquisizioni, la fallita movimentazione del denaro tra Dubai e Montecarlo (provento della vendita dell’immobile che An ebbe in eredita’ da una militante), la capacita’ di partecipare a fatti di riciclaggio con soggetti legati alla politica, e l’inserimento in una rete criminale collegata ad esponenti dell’area di Governo dell’epoca mettono in luce la personalita’ negativa di Tulliani e la necessita’ di una misura cautelare in carcere per scongiurare il pericolo di fuga e quello di reiterazione dei reati. Intanto, Fini fa sapere che “nei giorni scorsi ho dato mandato ai miei legali, Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno, di chiedere ai magistrati di essere interrogato, e oggi ho dato loro mandato di querelare per calunnia Amedeo Laboccetta”.